10 Canarini in gita a Venezia

10 canarini in gita a Venezia
Mi trovo a fare servizio in Alto Adige dopo aver frequentato la Scuola Sottufficiali del Lido di Ostia. Sono stato assegnato alla Compagnia del Brennero, comandata da un capitano. Il reparto è composto da circa 150 militari tra finanzieri, sottufficiali e tre ufficiali. All’epoca, intorno agli anni “70”, rivesto il grado di brigadiere. I servizi che si svolgono sono principalmente orientati al controllo dei valichi stradali, in entrata e uscita, dello Stato più il valico ferroviario. Gli incarichi sono abbastanza impegnativi con turni intervallati da sei ore di servizio e dodici di riposo: 0-6, 6-12, 12-18 e 18-24. Ad ogni turno di servizio in questi luoghi i miliari impiegati sono una decina circa. Il drappello esce dalla caserma, comandato da un sottufficiale che conduce i militari ad ogni postazione. Di questa operazione ne sono anch’io partecipe e mi sento orgoglioso, quando lo guido ben allineato in formazione, per raggiungere i posti di servizio.
Oltre a questo periodicamente vengono eseguite perlustrazioni sia di giorno che di notte nelle montagne circostanti.
In inverno le temperature scendono fino a 20 gradi sottozero ed è abbastanza problematico svolgere il proprio compito affidato. I traffico degli autoveicoli, anche in quegli anni, sia in entrata che in uscita dallo Stato è molto intenso, specialmente quello dei T.I.R. Le operazioni doganali vengono svolte sia di notte che di giorno nell’arco delle 24 ore.
In questa situazione non appena mi è possibile chiedo dei permessi per andare a trovare i miei genitori che risiedono in provincia di Venezia e precisamente a Catene di Chirignago: un borgo che nel corso degli anni è stato inglobato poi nella cittadina di Marghera, la quale dista una decina di chilometri da Venezia. In questo luogo trascorro tutta la mia infanzia ed adolescenza. Frequento le scuole elementari e le superiori nella città di Mestre, per poi nell’anno 1963 partire per la Scuola Alpina della Guardia di Finanza di Predazzo.
In genere finito il turno di 0-6 ai valichi, con il permesso in tasca, mi preparo a partire per raggiungere questa località. Con la mia autovettura Fiat 1100 R targata VE 156413 inizio a scendere: Brennero, Vipiteno, Bolzano, Trento, per poi prendere la strada della Valsugana, “SS-47”toccando la cittadina di Levico Terme, Borgo Valsugana, Bassano del Grappa, Padova ed infine Marghera. A volte preso dal sonno mi fermo per la strada a fare un pisolino e poi riprendere il viaggio. Ci impiego circa 4 ore per un percorso di circa 350 chilometri.
I colleghi sono al corrente di questo mio viaggio. Loro a volte invece sfruttano i permessi concessi, specialmente in inverno per andare nelle vicine località sciistiche intorno a Vipiteno, Colle Isarco e oltre. Non avendo io proprio la passione per lo sci preferisco andare a trovare i miei genitori, le mie sorelle, i miei amici.
A questo punto, sapendo dove vado, proprio nelle vicinanze di Venezia, ad un collega sottufficiale gli viene in mente di organizzare una gita per fare visita alla “Serenissima” e io avrei dovuto fare a loro da guida.
Mi sorprende tale richiesta fatta proprio da questo sottufficiale, di cui non ricordo il nome (che per comodità lo chiamerò “Fresi”). Costui è di origine sarda, con qualche anno di servizio più di me. Al reparto ha l’incarico di fare l’istruttore di Judo. Questo perché periodicamente vengono impartite lezioni di questo tipo di lotta per insegnare a tutti noi la difesa personale. Fresi è un soggetto abbastanza scontroso e ostico. Nelle lezioni che impartisce è alquanto severo con i partecipanti. Rimango infatti colpito, dalla sua idea, di organizzare un viaggio a Venezia, dando a me l’incarico di fare da guida, sia per la città, che per il percorso per raggiungerla.
Bene, accetto in quanto è occasione ulteriore per raggiungere la mia famiglia, per un breve saluto, una volta fatto il giro per Venezia.
Così è stato, partiamo con due autovetture, la mia e quella di un altro collega. In tutto siamo in dieci, cinque occupanti per auto. A distanza di tempo non ricordo più i nomi di questi colleghi. Mi viene in mente solamente, oltre a Fresi, quello di “Petrella” un finanziere di origini abruzzesi, molto simpatico e disponibile. Per gli altri al momento non li ricordo.
Il percorso è quello solito fatto da me. Cosi’ una domenica partiamo alle 6.00 del mattino per arrivare a Venezia verso le 10.00. Parcheggiate le autovetture a Piazzale Roma, prendiamo il vaporetto per raggiungere Piazza San Marco, attraversando tutto il Canal Grande. Per me è un giro che ho fatto innumerevoli volte ma, per qualche collega, vedere questa città è la prima volta. Il che rileva un impatto notevole. E’ un luogo unico al mondo e, si resta affascinati da tanta bellezza e dalla sua storia. Piazza San Marco, Palazzo Ducale, Il Campanile, Ponte dei Sospiri, ecc. Queste sono stati i principali luoghi in cui ci siamo soffermati La giornata è bella e quindi abbiano potuto godere di queste vedute. Purtroppo il tempo è limitato e non è possibile entrare e far visita almeno all’interno del Palazzo Ducale. Faccio uno sforzo di memoria ricordando una gita con la scuola, dove un bravo professore, ci fece da guida ai monumenti più importanti. Così descrivo brevemente ai colleghi i miei ricordi di quell’epoca.
“ Sala del Maggior Consiglio”.
È la sala più grande e maestosa di Palazzo Ducale e, con i suoi 53 metri di lunghezza e 25 di larghezza , è una delle più vaste d’Europa. Qui si tenevano le assemblee della più importante magistratura dello stato veneziano: il Maggior Consiglio. Organismo molto antico, era formato da tutti i patrizi veneziani. Lungo un’intera parete, dietro al trono, si staglia la più grande tela del mondo, il Paradiso, realizzata da Jacopo Tintoretto e dalla sua bottega tra il 1588 ed il 1592.
“ Ponte dei Sospiri”
Attraverso le finestre del ponte i condannati avrebbero visto per l’ultima volta il cielo prima di essere rinchiusi in carcere, da cui probabilmente non sarebbero più usciti. I sospiri alla fugace vista del panorama, insomma, sarebbero stati il loro ultimo anelito di libertà ormai perduta.
Il tempo trascorre serenamente ed è quasi ora di pranzo. Dobbiamo rientrare in giornata al reparto ma, prima di fare questo, chiedo di passare tutti da casa mia e fare un saluto alla mia famiglia.
Ecco che qui accade qualcosa di imprevisto. Proprio il collega Fresi, palesemente scorbutico istruttore di judo, propone di fare uno spuntino a casa mia prendendo qualcosa in rosticceria. Io ben volenti eri accetto questa idea.
La mia famiglia è all’oscuro della visita. Quando arriviamo a casa, e vedendo scendere dalle autovetture tutte queste persone, i miei genitori hanno un attimo di stupore e smarrimento. Li tranquillizzo, presento a loro tutti i miei colleghi e li informo del motivo di questa improvvisata. Rasserenati dalle mie indicazioni tutto ritorna normale e gioiscono di queste presenze.
L’ idea che si profila nella mia mente è quella di mangiare qualcosa nella sala da pranzo solo noi “canarini”e, lasciare da parte la mia famiglia che proprio in quel momento stava per mettersi a tavola per il pranzo. Invece Fresi mi riprende dicendomi: “No, oggi dobbiamo essere tutti in famiglia e stare insieme”. Mia madre e mio padre “vecchia fiamma gialla”, sentendo questa volontà espressa da questo collega, vedo i loro occhi inumidirsi per l’emozione. Sono sicuro che nella mente di mio padre si verifica un ritorno ai tempi in cui anche lui indossava la divisa e condivideva con i colleghi momenti significavi vissuti in carriera. Così tutti riuniti: canarini e la mia famiglia, trascorriamo un bel momento in sana armonia ed allegria.
Ancora una volta l’atteggiamento di Fresi mi sorprende. La persona che tutti consideravano un poco ostico e scorbutico, in questa occasione manifesta veramente un segno di solidarietà e umanità che, non mi sarei mai aspettato.
Giunge così il momento dei saluti, in quanto dobbiamo rientrare e, mentre stiamo per uscire la curiosa signora Giovannina che abita proprio di fronte alla nostra casa e che aveva visto tutte queste persone esordisce in dialetto veneto: “Ma Bepi tuta sta gente da dove a salta fora?” Traduco Ma Bepi (Giuseppe) tutta questa gente da dove sbuca? Io rispondo sempre in dialetto. “I xe tuti finansieri che i fa servisio insieme co mi in Alto Adige al Brennero e i ga vossuo venir a far una gita a Venesia e cossì go approfittà de venir a trovar a me famegia” Traduco: Sono tutti finanzieri che fanno servizio con me in Alto Adige, al Brennero e hanno voluto che gli accompagnassi a Venezia per una breve
gita. Così ho approfittato di fare visita alla mia famiglia. “Bravo Bepi te ga fato ben”.
Dopo questa chiacchierata, in dialetto veneto, con la signora Giovannina ci siamo messi in macchina per far rientro al Brennero, tutti felici per aver trascorso una bella giornata.