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Fine avventura

Siamo giunti così anche alla fine di questa avventura
Ci troviamo in camerata già coricati tutti nelle nostre brandine dove ci apprestiamo a trascorrere l’ultima notte. Ognuno con i propri pensieri. I miei ripercorrono tutto il cammino fatto fino a questo momento. La vita in questo ambiente non è stata tra le più facili ma in cuor mio devo riconoscere che ne esco fuori maturato ed arricchito professionalmente e umanamente. E’ stata una scuola di vita. Nel frattempo le luci delle camerate si spengono ed ecco udire la tromba emettere le note del “silenzio fuori ordinanza”. L’ultimo saluto della Scuola ai suoi Allievi e Vicebrigadieri. Un brivido percorre il mio corpo ed un nodo si forma alla gola. Dopo circa due anni di permanenza in questo posto, domani sarà semi deserto perché come gli uccelli che si apprestano ad uscire dal nido noi prenderemo il volo ognuno per l’assegnata destinazione. Chissà se incontrerò ancora questi miei compagni, forse alcuni, forse altri mai più.

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Esami

Il momento dell’esame è arrivato
Valutano la nostra preparazione ed a ognuno di noi alla fine verrà assegnato il reparto dove andare a svolgere il proprio servizio da Sottufficiale.
I primi hanno il privilegio di essere assegnati ai Nuclei di Polizia Tributaria Regionali. Cioè andranno a svolgere la loro attività nelle città capoluoghi di Regione, come Milano, Torino, Venezia, Roma. Gli altri andranno necessariamente ai cosiddetti Reparti Ordinari: Brigate, Compagnie, Tenenze, ecc. Chi come comandante diretto, altri alle dipendenze, ma sempre con l’impegno di ben figurare e di dimostrare che il tempo trascorso alla Scuola Sottufficiali del Lido di Ostia è servito a qualcosa.

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Nove mesi da vicebrigadiere

Nove mesi da vicebrigadiere
La prima cosa che faccio quando arrivo a casa dei miei chiedo a mio padre se è d’accordo che con i risparmi accumulati nel corso di questi anni di servizio posso comperarmi un’automobile considerato che quando ero a Bellagio ero riuscito a prendermi la patente.
Detto fatto, ci rechiamo alla più vicina concessionaria Fiat e firmo il contratto per l’acquisto di una nuova e fiammante Fiat 1100R.
Così al mio rientro alla Scuola Sottufficiali di Ostia ci vado con l’automobile. Però prima mi sottopongo all’operazione chirurgica dell’asportazione dell’appendicite in quando da una visita medica mi era stata diagnosticata e bisognava intervenire. Poco male, ritardo il mio rientro di una ventina di giorni per la convalescenza fruita.
Mi presento a Ostia a Corso già iniziato. Faccio in tempo però a recuperare le lezioni perse, aiutato dai colleghi che mi passano i loro appunti.
Qui inizia la seconda fase della mia permanenza alla Scuola.
Devo riconoscere che le cose sono cambiate radicalmente. Innanzitutto affrontiamo il nuovo corso di studi con più pacatezza e tranquillità. Anche i rapporti con gli istruttori sono cambiati, il trattamento disciplinare è diverso. Siamo graduati “vicebrigadieri” che invece di essere stati inviati ai Reparti del Corpo sono trattenuti alla Scuola per un periodo di aggiornamento e studio approfondito sulle materie economico-fiscali. Niente più esercitazioni militari pesanti, rimane solo qualche ora di addestramento formale: il vicebrigadiere deve saper guidare una formazione quale che sia una squadra, un plotone o anche una compagnia con comandi appropriati. Rimane l’addestramento ginnico per tenere in forma il fisico. Niente più turni di guardia. Solo studio. Questa situazione mi porta ad una valutazione, nel senso che tutto sommato forse è più conveniente rimanere alla Scuola. La vita di reparto a volte non è sempre agiata e l’esperienza di altri ci porta alla considerazione che pur con la buona volontà e con la teoria acquisita a volte si può sbagliare e gli errori possono anche essere gravi per cui si possono avere ripercussioni in carriera. Succede spesso infatti che giovani sottufficiali ricevano gravi punizioni in buona o mala fede mentre svolgono attività di servizio. Comandare un reparto, un distaccamento, una brigata con tutte le incombenze da osservare non è cosa facile. C’è un territorio da sottoporre a vigilanza d’istituto, c’è del personale da amministrare, rapporti da mantenere con la collettività, con i superiori ecc. Per cui è conveniente rimanere a fare il Corso “vicebrigadieri” e una volta fuori dalla Scuola entro pochi mesi se non ci sono grossi impedimenti si riusce ad ottenere l’avanzamento a “brigadiere” al riparo da incidenti di percorso vari. L’unica cosa da fare qui è studiare. A proposito di questo e rifacendomi alla precedente esperienza di allievo in cui non ho brillato molto questa volta mi riprometto di migliorare il mio rendimento. Non voglio fare la figuraccia di prendere ancora delle sottomedie. Per cui rinunciando a qualche ora di libera uscita mi impegno la sera a prendere in mano i manuali, le sinossi e tutto il resto e leggerli sul serio. Così, comincio a girare per la pista di atletica e mentre cammino leggo ad alta voce quello che c’è da sapere sulle materie di studio. Forse è proprio in questa sede che finalmente acquisisco la metodologia giusta che mi servirà anche negli anni a venire. Ci vuole volontà e sacrificio. Non bisogna cullarsi ed accontentarsi della spiegazione fatta dall’istruttore in aula, necessita approfondirla, riprenderla successivamente con lo studio sistematico in modo da fissare nella mente i passaggi più importanti. Questo metodo si rivela davvero vincente. Al secondo corso non prendo nessuna sotto media anzi ricevo buone votazioni al punto che alla fine quando è periodo di esami e viene stilata una nuova classifica salgo di 100 posti. Per me è una bella soddisfazione personale. Ho dimostrato a me stesso che per realizzare qualcosa nella vita questo richiede impegno. A nulla è valso però questo mio salto ai fini della assegnazione. Vale la prima graduatoria. Non importa, ho la soddisfazione personale di essere riuscito a dimostrare a me stesso che posso fare o dare di più se mi impegno.
Comunque oltre allo studio in aula, ci sono anche i momenti organizzati dalla stessa Scuola per gite culturali e di approfondimento professionale nei dintorni. Ora che dispongo anche dell’automobile ho la possibilità di girare con più libertà e di allontanarmi più facilmente da Ostia. Quando si tratta di uscire di solito faccio gruppo con i vicebrigadieri Albarano, Ariano, Angeletti. Oramai siamo diventati assidui, insieme, del resto mi trovo benissimo in loro compagnia. Sono ragazzi coetanei con le stesse mie aspirazioni.
La meta più ricorrente per le nostre puntate in libera uscita, tra l’altro anche la più vicina ad Ostia, neanche a dirlo è la Città Eterna: Roma. Avere la fortuna di scoprirla è per noi grande soddisfazione. Eccoci quindi in San Pietro, Piazza di Spagna, all’Altare della Patria, in Via dei Fori Imperiali, Via Nazionale, Piazza Esedra, Piazza Navona, Fontana di Trevi, San Paolo Fuori le Mura, San Giovanni in Laterano. In moltissimi altri luoghi senza mai annoiarsi. Sembra che il tempo non basti mai per visitarla come si deve. Essere a Roma è un’esperienza unica ed indimenticabile.
Ci prendiamo anche la libertà di visitare i dintorni della provincia romana, così ecco fare un salto ai Castelli Romani. Ricordandone alcuni: Albano Laziale, Ariccia, Castel Gandolfo, Colonna, Frascati, Genzano di Roma, ecc. Gustare nelle loro caratteristiche trattorie, specialmente a giugno, fave crude, pecorino e vino bianco dei Colli Romani.
Indubbiamente devo riconoscere che nonostante la dura disciplina dentro la Scuola, qualche svago tutto sommato me lo sono preso.

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Giuramento

Giuramento
Il tanto sospirato giorno è arrivato, gli esami, il campo estivo, le esercitazioni di pratica di comando sono finiti, tutto è andato bene.
Siamo schierati nel piazzale della Scuola in attesa che abbia inizio la cerimonia del Giuramento di fedeltà alla Repubblica.
Finalmente lo stato di “allievo” termina per diventare, quello per cui abbiamo aspirato tanto per ben undici mesi.
Tutto il battaglione al completo è schierato nel campo sportivo della Scuola: Comandante, varie autorità invitate per la circostanza, i familiari degli allievi, per quelli che hanno avuto la fortuna di averli vicini, tutti gli istruttori: ufficiali e sottufficiali.
La cerimonia formalmente ricorda quella avuta a Predazzo quando fui nominato finanziere.
In questo caso però avviene la consegna dei gradi da “vicebrigadiere” da appuntare sulla divisa, sul berretto si applicherà il fregio dorato e il nastro “mille righi” la particolare fascia che circonda il copricapo.
Ora possiamo tranquillamente far parte della categoria dei Sottufficiali. Si parte dal grado appena ricevuto sino ad arrivare alla qualifica massima di Maresciallo Aiutante. Ci vorrà tutta una carriera!
Una cosa gradita è che dopo la cerimonia abbiamo la possibilità di raggiungere i nostri cari per un periodo di licenza finalmente dopo tanto trambusto.
Ho la soddisfazione di presentarmi a casa in divisa estiva con addosso i gradi. Mi sento euforico. Per la fretta di arrivare a destinazione alla Stazione Termini di Roma faccio il biglietto per il treno più veloce: il famoso Pendolino. Viaggio in prima classe come un signore, orgoglioso della mia uniforme e del mio stato.

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Pratica di comando

Pratica di comando
Il campo estivo è finito ora bisogna rifare i bagagli e prepararsi per raggiungere i luoghi che ci hanno assegnato per fare “pratica di comando”. In sostanza si tratta di mettere in atto le nozioni teoriche apprese al corso di studi e nel contempo anche essere di ausilio ai militari che si trovano in quelle sedi.
Insieme ad altri allievi il reparto che devo raggiungere è la compagnia di Porlezza. La cittadina si trova nella provincia di Como in Lombardia. Adagiata sulle sponde del Lago di Lugano è una località a spiccata vocazione turistica: nei mesi estivi è infatti meta di molti turisti e turiste, in particolar modo olandesi, tedeschi e svizzeri.
Nei momenti liberi dagli impegni, considerato che siamo in estate e che la zona è turistica non manca quel poco di svago. Ci viene concesso anche l’uso degli abiti civili. Quindi non c’è male come assegnazione nonostante che il tipo di attività contemplato nell’ordinamento della Compagnia è orientato a servizi anti-contrabbando. Bisogna andare su e giù per le montagne circostanti, di notte e di giorno oppure essere impiegati al servizio doganale al valico della Tenenza di Oria che dipende da Porlezza.
Sono i luoghi in cui nel lontano 1895 si è ispirato lo scrittore Antonio Fogazzaro nella scrittura del romanzo “Piccolo Mondo Antico”. L’ambientazione descritta in quelle pagine si rispecchia ancora oggi nel presente, sembra che nulla sia cambiato rispetto a quell’epoca. I paesaggi sono di una bellezza unica: il lago, i monti, i paesini, le ville. Un posto dove trascorrere una bella vacanza.
Nonostante queste bellezze che pur ho goduto nei momenti liberi dalle attività in questi posti si doveva lavorare. Ricordo ancora il nome del comandante la compagnia: capitano Luciani in cui ho la soddisfazione di effettuare, di notte, un servizio di repressione del contrabbando con lui a capo della nostra pattuglia composta da me e un altro allievo, forse era Albarano o Ariano, non sono sicuro. Questo ufficiale suscita meraviglia per il suo atteggiamento nei nostri confronti. In effetti si dimostra una persona molto alla mano. Abituati noi alla Scuola ad avere un certo riserbo e distacco nei confronti degli ufficiali, costui ci mette a nostro agio quasi fosse uno di noi. Singolare il fatto di aver preso parte al turno di di notte come se fosse anche lui un normale militare. Di solito gli ufficiali controllano l’operato dei dipendenti e non vanno con loro in pattuglia.
Sconcerto provo invece dal comportamento avuto dal tenente Dell’Angelo comandante del valico autostradale della tenenza di Oria. Questo reparto è sotto le dipendenze della Compagnia di Porlezza. Il valico si trova sul lago di Lugano al confine Italo-Svizzero nella frazione di Oria dipendente dal Comune di Valsolda. Sono sul posto per dare ausilio ai finanzieri comandati al controllo doganale di persone e mezzi in entrata ed uscita dalla Stato. Fa caldo, c’è molto traffico di autoveicoli. Ad un certo punto chiedo il permesso al capo valico, non ricordo bene se fosse un brigadiere o altro, di allontanarmi per recarmi presso il vicino bar per dissetarmi. Ordino una coppetta di gelato e comincio a gustarlo quando mi sento chiamare da una persona proveniente dal posto in cui ero stato assegnato. Costui gridando ad alta voce verso di me con fare autoritario ed anche arrogante mi dice:
“Cosa fa lei qui non sa che deve essere al suo posto a fare il suo lavoro invece di bighellonare al bar? Sono il tenente Dell’Angelo comandante la tenenza. Si rechi immediatamente da dove è venuto e faccia quello che per cui è stato inviato qua. Di questa sua mancanza provvederò ad informare i suoi superiori diretti. Voi allievi sottufficiali invece di collaborare siete di intralcio alle nostre normali attività”.
Sono pietrificato, ma come? Mi sono allontanato si… ma ho chiesto il permesso, non sono andato via senza dire nulla. Avevo sete e volevo dissetarmi e poi ritengo di essermi impegnato in quello che stavo svolgendo e non mi pareva di essere d’impiccio.
Da informazioni chieste in giro vengo a sapere che il tenente prima di diventare ufficiale faceva parte della nostra categoria. Non molti facevano questo passaggio. Non era una cosa facile, perché bisognava ugualmente frequentare il previsto periodo in Accademia per uscire con il grado di sottotenente.
Penso alla differenza di stile tra un ufficiale come il Capitano Luciani e questo signore.
Ancora mi chiedo del modo di fare di questo soggetto e non so darmi una risposta precisa. Chissà forse avrà avuto qualche trauma quando era sottufficiale.
Rapportarsi con queste persone molti di noi sono convinti che ci sia una condizione più favorevole nei rapporti quotidiani. Pare proprio che a volte non sia così. Comunque un certo comportamento penso sia dovuto dal carattere di una persona a prescindere dai gradi rivestiti con chiunque si abbia a che fare. In fin dei conti tutti siamo essere umani con le nostre debolezze e con le nostra aspirazioni.
Comunque quell’episodio fortunatamente non ha provocato implicazioni disciplinari a mio carico.
Lasciate da parte queste considerazioni una cosa piacevole emerge dalla mia permanenza a Porlezza. Ho la possibilità di ritornare in quel di Bellagio dopo neanche un anno di assenza. Le due località infatti non sono distanti. Siamo sempre nella provincia di Como. Una è situata sul lago di Lugano, l’altra sul lago di Como. Così che un giorno riesco ad ottenere un permesso e con qualche amico allievo ritorno al mio vecchio reparto a salutare i colleghi che ancora sono in quella sede e qualche persona del luogo.
Rivedo, il molo dove attraccano i traghetti che fanno la spola tra le sponde del lago, le bellissime ville Melzi d’Eril, Serbelloni. I locali gremiti di turisti seduti ai tavolini intenti a gustare le loro ordinazioni e ad ammirare il lago e tutto quello che gli sta attorno.
Il tempo a mia disposizione è poco, e devo fare ritorno a Porlezza contento però di essere riuscito ad esaudire questo mio desiderio.

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Al campo estivo


41^ Corso Montello 1967/1969 – Lido di Ostia
Al campo estivo
Siamo già al mese di luglio 1968 e ci si deve preparare per andare al campo estivo. Non è certo una passeggiata. Da Roma dobbiamo raggiungere la località di Ponte di Legno, un paesino nelle montagne del bresciano, quasi al confine con il Trentino. In questo luogo si dovranno fare esercitazioni prettamente militari. Addestramento al combattimento, esercitazioni di tiro e altre attività.
In questa circostanza chi guida il Battaglione al completo, oltre a tutti gli ufficiali e sottufficiali istruttori è il maggiore Braida. Questo ufficiale guida il Reparto nelle occasioni più importanti: quando è richiesta la nostra presenza in varie manifestazioni pubbliche come ad esempio la festa della Repubblica che si tiene il 2 Giugno di ogni anno più altre cerimonie. Per il resto il comandante Braida si avvale di tutti i suoi dipendenti nelle operazioni quotidiane. Di comportamento e atteggiamento molto elegante, impeccabile nell’indossare l’uniforme e il modo di tenere il berretto. Sembra quasi un ufficiale tedesco d’altri tempi. Attira l’attenzione anche per la sua dialettica che infonde buonumore, proprio quando ci sono operazioni di una certa rilevanza, in cui è richiesta maggiore attenzione da parte nostra, come nel caso della partecipazione al campo estivo.
Si parte da Roma con il treno. Per raggiungere la località dove sarà installato l’accampamento. Dobbiamo salire anche su dei camion i quali ci porteranno sino al punto previsto. I nostri ricoveri saranno delle tende dove prenderanno posto sei allievi. Per un mese quindi si farà una vita totalmente diversa da quella della Scuola. Al mattino per lavarci dobbiamo andare al vicino ruscello e prendere l’acqua per il nostro fabbisogno.
Lo stesso dobbiamo fare con le stoviglie che ci hanno dato in dotazione dopo aver pranzato e cenato. Dobbiamo provvedere noi a pulirle e quindi approfittiamo dell’acqua del ruscello.
Si parte di mattina presto con l’equipaggiamento previsto: tutta da combattimento, zaino, armamento individuale e di reparto, si cammina tra le montagne per due o tre ore circa, ci si ferma ogni tanto per fare esercitazioni. Gli istruttori si prodigano ad insegnarci i vari passi militari: del fantasma, del gatto del gattino, del leopardo, ecc. e le varie tattiche militari, poi si riprende il cammino. Alla fine della giornata siamo sfiniti.
C’è anche la libera uscita, ma sono pochi quelli che riescono a cambiarsi, lavarsi, pulirsi da tutta una giornata di esercitazioni e andare in qualche birreria del paesino di Ponte di Legno.
Nonostante tutto questo si affronta la giornata con spirito di sacrificio e non mancano anche i momenti di allegria e solidarietà, tra di noi allievi e qualche istruttore. La vita all’aria aperta è salutare, i problemi logistici di accampamento si superano. Dormire in sei in una tenda non è il massimo della comodità, ma si accetta volentieri questa condizione.
Uno si chiede ma come mai la Guardia di Finanza deve fare tutte queste cose. Il cittadino comune la conosce come organo che esegue attività di carattere economico-fiscale e tributario, che bisogno c’è di fare anche questo tipo di addestramento?
Per aver la risposta bisogna andare indietro negli anni e precisamente nel 1907 dove il Corpo ottiene la completa militarizzazione, sancita dall’estensione dell’uso delle stellette distintive dei reparti combattenti, sovrapposte alle tradizionali fiamme gialle.
La Guardia di Finanza è il corpo militare più antico dello Stato italiano: la troviamo già nel Regno di Sardegna e fa risalire le sue origini alla legione truppe leggere sin dal 1774.
Per cui obbligatoriamente le viene richiesto anche l’addestramento di tipo militare in ogni ordine e grado dei suoi appartenenti.

al campo estivo
Prima foto:Angeletti,io,Astolfi,Angelucci-Foto al centro: Io al torrente-Terza foto:Angeletti,Io,Ariano
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Esami

Esami
Il momento è giunto. Oramai le gare sportive hanno avuto termine ed ora è tempo di esami. Si deve dare conto alla commissione del nostro rendimento avuto per tutto il periodo di studi che si è concluso.
Importante questo passaggio per il prosieguo del nostro cammino professionale. Chi ha avuto la costanza di studiare avrà il privilegio di essere ai primi posti della graduatoria finale che inciderà nell’assegnazione del reparto dove l’allievo una volta ottenuto il sospirato grado andrà a fare servizio.
Per formare questa lista c’è un sistema di valutazione che prende il nome di “voto caratteristico“ che se è buono tende ad alzare la media generale dell’esaminato. In genere viene concesso alto a chi si è distinto oltre che alla partecipazione alle gare di fine corso, anche sull’andamento generale avuto dall’allievo: poche punizioni, ubbidienza e rispetto delle gerarchie e dei propri compagni.
Purtroppo io pur non avendo avuto grossi guai disciplinari ma per il semplice motivo di non aver partecipato a nemmeno una gara atletica e il mio scarso impegno negli studi ottenendo voti mediocri nel ciclo degli studi mi viene dato 10/20 come voto caratteristico. Così nella graduatoria finisco al 168° posto su 275 partecipanti al corso.
Chi invece eccelle in questo esame e nel corso di tutti gli studi è proprio il vincitore delle gare di atletica: ancora l’allievo De Palo. Eccezionale, quando è interrogato fa rimanere a bocca aperta sia gli insegnanti che noi allievi. Risponde a tutte le domande, sembra che abbia una memoria di ferro. Ripete pari pari tutto quello che sta scritto nelle sinossi. Si classifica il primo di tutto il Corso Allievi. Da ammirare veramente, ragazzo molto simpatico ed intelligente e alla mano, si prodiga in ogni modo ad aiutare chi si trova in difficoltà nelle varie materie. Nel corso degli anni vengo a sapere che molto probabilmente vince un concorso in Magistratura e quindi lascia il Corpo.

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Gare di fine corso

Le gare di fine corso
I giorni e i mesi trascorrono velocemente. Si avvicinano gli esami di fine corso Allievi ma prima bisogna disputare le gare delle varie discipline: marcia, salto in lungo, in alto, corsa ad ostacoli, 100 e 200 metri piani, gare di palla a volto, il lancio della bomba a mano e altre specialità di vario genere di atletica che sanciranno il vincitore di ogni specialità e con i punteggi conseguiti proclamare quale compagnia sarà la prima.
Credo proprio che siamo noi a ricevere la coppa per il primo premio.
Importantissimo parteciparvi, chi lo fa ottiene un buon “punto caratteristico” così chiamato il quale fa da media con i voti di esame. Per cui chi lo ottiene alto ha il vantaggio di avanzare nella classifica finale, determinante per le assegnazioni.
Qua per me ci sono le dolenti note! Nel senso che non mi sento di partecipare ad alcuna attività sportiva e questo pregiudica il mio esame finale.
Per mia scelta rinuncio alla partecipazione di qualsiasi gara ma ci sono i miei compagni che si fanno davvero onore. Uno in particolare si distingue su tutti: l’allievo De Palo, questo ragazzo infatti riesce a sgominare tutti quanti nelle gare dei 100, 200 metri e staffetta 4×100. Una forza della natura.

gare di fine corso
Gare di Fine Corso
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In libera uscita

In libera uscita
La sera finalmente un poco di respiro. Se non sei incappato in qualche punizione da scontare o comandato di servizi di corvè quali: pulizia straordinaria alle camerate, bagni, corridoi e altro, oppure in servizio di guardia e se ancora ne hai voglia dopo una giornata così intensa, puoi andare per qualche ora in “libera uscita” in giro per Ostia. Sempre che tu sia in ordine con la divisa, barba capelli a posto, scarpe lucide e pantaloni stirati. Prima di uscire devi essere sottoposto a rivista se sei in ordine con tutto quanto puoi andare altrimenti ricevi pure una consegna e devi tornare dentro.
Se non hai voglia di uscire e sei libero da tutti questi impegni la Scuola è ben organizzata per gestire il tempo libero degli allievi. Dispone di un fornito bar, di una sala convegno dove è possibile vedere la televisione oppure giocare a biliardo, calcetto o ping-pong. C’è anche una sala di proiezione per i film. Così ci si può svagare sino all’ora della “ritirata” annunciata al suono della tromba. Dopo di che è necessario intorno alle ore 22:00 rientrare nelle proprie camerate per andare a dormire.
Considerato che in libera uscita devi andare sempre in uniforme, così come previsto dal regolamento della Scuola. Qualcuno di noi, me compreso rischiando sanzioni, se scoperti, prendiamo in affitto una stanza dove poterci cambiare e indossare abiti borghesi. Questo lo si può fare quando riesci ad ottenere un permesso di una giornata che in genere è la domenica. Allora esci, ti cambi e prendi immediatamente la metropolitana e te ne vai a Roma. Ci sono circa quaranta minuti di corsa e finalmente puoi passeggiare nella città eterna mischiato in mezzo alla gente con la certezza di non essere scoperti. Meglio di così, non c’è proprio null’altro da pretendere. Unico inconveniente che può girare a nostro sfavore è il taglio dei capelli. Facilmente riconoscibile dall’essere un militare ma se qualcuno ci fa delle domande in proposito siamo abbastanza evasivi e mai si rivela la nostra vera identità. Almeno la soddisfazione di visitare la città, le sue piazze, le sue vie, i suoi quartieri.
Ho un amico salentino “Alfredo” impiegato al Ministero del Tesoro che condivide un appartamento con un altra persona nel quartiere San Lorenzo a Roma. Diverse volte vado a trovarlo per trascorrere una giornata in compagnia, pranzare insieme per poi uscire e andare a passeggiare o a vedere qualche film.

io in libera uscita ad Ostia
Ostia Lido-Libera Uscita
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Di guardia

Di guardia
Periodicamente c’è anche il turno di guardia. Ogni compagnia deve fornire un’aliquota di allievi per questo tipo di attività che consiste nel controllare il perimetro della caserma nell’arco delle 24 ore. Le sentinelle sono dislocate in vari punti del perimetro. Il cambio avviene ogni due ore. Non ricordo di preciso quanti sono comandati per questo servizio, credo dodici o quindi allievi. Il turno è abbastanza pesante e logorante. Per fortuna è a rotazione di tutto il battaglione e quindi passa diverso tempo prima di effettuarlo di nuovo. Oltre ai vari punti del perimetro della Scuola c’è un luogo che deve essere controllato. All’interno dello stabile vi è una stanza dove è custodita la Bandiera del Corpo e questa deve essere sorvegliata. Due ore di noia, andare avanti e indietro per il corridoio. Il tempo non passa mai e bisogna inventarsi qualcosa per farlo trascorrere. Quando tocca a me i miei pensieri spaziano al di fuori della Scuola. Mi immagino in vacanza al mare nel Salento, con i miei amici oppure a casa con i miei genitori a Marghera, oppure all’ultimo reparto in cui sono stato prima di venire al Corso a far baldoria in paese una volta smontati dal servizio. Ad un certo punto però sento come una voce interiore che cerca di attirare la mia attenzione come se volesse instaurare un dialogo con me.
La Voce: “Non essere così annoiato, cinico e superficiale. perché ti comporti in questo modo? Lo sai cosa stai facendo qui in questo luogo? ”
Rispondo: “Certo che lo so sono qua per due ore a fare da guardia ad un oggetto situato in quella stanza.”
La Voce: “Sai cosa rappresenta quell’oggetto? E’ la Bandiera del Corpo. Dovresti essere onorato di averla qui davanti a te e proteggerla. Essa simboleggia tutto il sacrificio e l’eroismo di molti uomini che in divisa come quella che attualmente indossi hanno perso la vita sia in tempo di pace che in guerra. In pace per proteggere la collettività da azioni criminali commesse da gente senza scrupoli o compiere azioni umanitarie nei confronti di popolazioni colpite da calamità naturali o prodigandosi in azioni individuali, per salvare singoli cittadini da pericoli mortali, non curandosi della propria incolumità, dimostrando un elevato senso di altruismo. In guerra immolandosi fino alla morte nella consapevolezza di fare la cosa giusta per il bene del proprio paese. Come vedi quindi questi atti di coraggio sono simbolizzati attraverso le medaglie di cui è ornato questo oggetto. Ti rammento che questo oggetto, come tu lo chiami, è la bandiera più decorata tra quelle dei corpi di polizia italiani, insignita di 5 Ordini Militari d’Italia, 3 Medaglie d’oro al Valor Militare, 8 Medaglie d’oro al Valor Civile ed altre 44 tra decorazioni e medaglie, italiane ed estere.”
Perbacco che lavata di testa! Questo intimo dialogo avuto con la voce interiore che si protrae sino alla fine del mio turno mi ha dato da pensare a quanti sacrifici gli uomini in divisa hanno dovuto sopportare negli anni per una vita migliore e per il bene del Paese.
Ecco che arriva il cambio. “Tutto a posto” dico all’allievo che mi rileva augurandogli buona guardia e lo saluto. Chissà se anche lui di fronte a quel simbolo sentirà qualche richiamo interiore, chissà… magari domani glielo chiedo, ora vado a riposare.
C’è un luogo in cui il servizio di guardia non mi pesa molto. Questo è l’Arenile. Il lido balneare appartenente alla nostra Amministrazione per dare la possibilità agli appartenenti della G.di F. e loro famigliari di trascorre delle giornate al mare ed in spiaggia. Si deve uscire dalla caserma, prendere l’autobus e raggiungere il posto e trascorrervi la notte. Al mattino si rientra. A me piace perché c’è la possibilità di distendersi su un lettino e riposare fino al mattino successivo.

Bandiera al Lido di Ostia
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