Bellagio-articolo

Bellagio
Un comune di 3.820 della provincia di Como in Lombardia . Appartiene alla Comunità montana del Triangolo Lariano ed il suo territorio rappresenta uno dei vertici ideali del Triangolo Lariano.
Un giorno navigando per la Rete, qualcuno mi ha fatto memoria di un bellissimo posto in cui ho passato un breve ma intenso periodo della mia vita facendomi decidere di scrivere queste righe in omaggio a questa stupenda località ma andiamo con ordine.
Ho trascorso circa due anni di rischioso, gravoso, allucinante servizio in un posto terribile sotto ogni aspetto. L’ambiente operativo era molto ostile e la dislocazione logistica, impossibile. I componenti del reparto, una ventina circa erano stipati in sole due camerate e si dormiva in letti a castello. I locali erano veramente orrendi eppure nonostante tutte queste disfunzioni, facevamo il nostro dovere, impegnati in diuturni e impegnativi servizi a difesa della frontiera reprimendo operazioni di contrabbando tra la Svizzera e l’Italia. Come prima esperienza di reparto certo non fu esaltante, a tal punto che pensai che se la vita nel Corpo fosse stata sempre così, dopo aver fatto il periodo minimo di ferma di tre anni mi sarei congedato.
Non è di questo che voglio narrare in questo mio scritto ma della nuova sede che mi era stata assegnata in una ridente cittadina del lago di Como. Su questa mia nuova destinazione devo molto anche all’aiuto mio padre.
Dopo una sua visita compiuta in quel luogo così disastrato e constatato il disagio da me patito si rese conto che era necessario intervenire presso le sedi opportune e far valere, al posto mio, il sacrosanto diritto ad essere avvicendato. Se la memoria non mi inganna era previsto infatti che dopo un periodo, di circa 9 mesi di permanenza in zone così disagiate, avevamo la possibilità di essere assegnati in sedi meno impegnative sia sotto l’aspetto del servizio che sotto l’aspetto ambientale. Invece io mi trovano là da quasi tre anni, non ho voluto mai far valere quello che mi spettava, sembrava proprio che avessero smarrito la mia matricola e si fossero dimenticati di trasferirmi. Mio padre invece si prodigò per me e come per magia, dopo circa una quindicina di giorni dal suo interessamento, mi arriva un bell’ ”ordine di trasferimento” nel quale mi veniva assegnato come reparto una caserma situata nella ridente cittadina di Bellagio soprannominata la “Perla del Lago di Como”.
Questa è una località stupenda che fa da spartiacque tra il ramo di Lecco e quello di Como del lago omonimo. Centro turistico di prim’ordine frequentato specialmente in estate da molti turisti stranieri e non. Con le sue ville i suoi palazzi e i suoi alberghi. Un luogo davvero incantevole dove poter trascorrere una bella vacanza ed a maggior ragione, svolgere il mio lavoro con molta meno apprensione.
Il paesaggio è affascinante, non ti stancheresti mai di ammirarlo, l’azzurro del cielo e quello del lago e lo sfondo delle montagne, innevate per la maggior parte dell’anno rendono il posto una favola. Nel periodo di aprile-maggio tutt’intorno è un tripudio di colori, la fioritura delle azalee ricopre il paese di stupende tonalità.
Dalla parte ovest e cioè dal ramo del lago di Como, esiste un molo d’imbarco del traghetto che ti porta alla sponda opposta e di fronte si vede ad occhio nudo la cittadina di Menaggio e dietro le sue montagne già si prefigura il confine con la Svizzera. Dal ramo di Lecco altri paesini, descritti stupendamente da Alessandro Manzoni nel suo romanzo capolavoro “I Promessi Sposi”, costeggiano la costa.
In questa mia nuova assegnazione quindi mi attendevano incarichi di servizio ugualmente importanti ma svolti con più serenità, confortato anche dal bell’ambiente che mi circondava mi accingevo a cambiare sede molto volentieri suscitando anche l’invidia dei mie colleghi. La località era molto apprezzata sia dal punto di vista lavorativo che ambientale. La gente locale era molto cordiale e disponibile.
Ricordo ancora perfettamente il giorno che lasciai il vecchio reparto, salutando con una punta di malinconia i colleghi con i quali avevo condiviso con loro anche momenti belli nonostante le condizioni veramente pessime in cui dovevamo operare. Sembra proprio che più si vive male più si riesce a legare in amicizia e solidarietà con le persone con le quali quotidianamente sei in contatto e che fanno il tuo stesso lavoro.
Nel tragitto che mi portava al nuovo reparto dovevo passare per la città di Como, lì cambiare autobus e prendere la linea che mi avrebbe condotto direttamente a destino. La strada che si dipana da Como a Bellagio mostra un paesaggio da sogno: nelle belle giornate si vede l’azzurro del cielo che si fonde con quello del lago, il verde dei boschi, si vede scorrere l’acqua dei ruscelli, tutt’intorno si possono ammirare bellissime ville adagiate sui pendii.
All’epoca qualche sigaretta la fumavo, ne accesi una e mentre ammiravo il panorama il mio pensiero si focalizzava al fatto di quanto ero stato fortunato nell’aver lasciato alle mie spalle, un periodo della mia vita abbastanza triste.
Al mio arrivo a destinazione sono stato messo subito a mio agio, il comandante era una persona magnifica, disponibile in tutto, i nuovi colleghi anche e mi accolsero molto benevolmente, chiedendomi il mio reparto di provenienza. Quando io dissi da dove venivo, fecero una smorfia di disgusto, conoscendo appunto il luogo e mi confortavano dicendomi che a Bellagio era tutta un’altra cosa e che presto avrei dimenticato quei luoghi così tristi.
La mia sistemazione in questo nuovo posto era più che dignitosa, mi assegnarono in una cameretta a due posti letto, quindi ero in compagnia solamente con un altro collega. Ognuno di noi aveva l’armadio personale dove finalmente potevo appendere i miei abiti. L’organico non superava mai le 4 o 5 unità. Il comandante e un altro collega sposato alloggiavano fuori dalla caserma. Era come trovarsi in famiglia, e tra di noi, si era instaurato un buon rapporto di amicizia e confidenzialità. Io ero molto felice di questa situazione.
Nei momenti di libertà dal servizio, ci trovavamo, specialmente nel periodo estivo un paese turistico da assaporare, i divertimenti non mancavano, il lido, le sale da ballo, le turiste e alla bella età di anni venti. Queste cose non dispiacevano davvero. Una sola cosa che poteva essere negativa era quella che con tutte queste distrazioni che si presentavano non riuscivo ad arrivare a fine mese con il mio stipendio a differenza del precedente reparto dove invece potevo risparmiare qualcosa da inviare a casa sotto forma di bollettini postali, che la mia famiglia meticolosamente metteva da parte per farmi trovare un bel gruzzoletto al mio ritorno.
La vita di reparto in sintesi era scandita principalmente da diverse attività.
Servizio di “casermiere”, che consisteva nell’essere impiegato giorno e notte in diverse mansioni. Far da mangiare a tutti i componenti. In quell’epoca non era previsto che nelle nostre caserme i civili si occupassero del vitto per noi e quindi dovevamo provvedere in proprio. Ma era anche piacevole al mattino uscire e andare in paese, come una brava donna di casa , con la nota delle cose da comprare, fermarsi un attimo al bar, prendere un caffè, scambiare quattro chiacchiere con le persone del luogo e commentare sul fatto che noi finanzieri dovevamo in proprio preoccuparci di confezionare il vitto per tutti quelli che erano alloggiati in caserma. La gente mi chiedeva, cosa avrei preparato di buono per tutti i commensali. A dir il vero, io mi arrangiavo a malapena a far da mangiare, ma guardando gli altri colleghi più esperti, qualcosa ero riuscito ad apprendere anch’io, per lo meno non fare il cibo salato o bruciato. Bisognava avere anche fantasia e pensare a cosa avrei potuto fare che fosse di gradimento per tutti. Alcuni erano anche esigenti, altri meno, ma questa mansione che sembrava di poco conto o non proprio esaltante sotto un certo aspetto, incideva notevolmente come incarico.
Servizio di “piantone”. Questo significava che ogni ora dalle otto del mattino alle otto di sera si dovevano effettuare collegamenti radio con la “capo-maglia”, che si trovava nella sede di Menaggio sull’altra sponda del lago, del ramo di Como. Ricevere e trasmettere fonogrammi in chiaro e cifrati. Aprire la porta principale ad ogni persona che entrava nella caserma e rispondere al telefono. Insomma quello che potrebbe definirsi nell’ambiente civile la mansione di “usciere”.
Servizio di Istituto :Reprimere eventuali violazioni al codice della strada. Effettuare ispezioni fiscali a tutte le attività economico commerciali sotto la nostra giurisdizione.
Non c’era proprio di che annoiarsi, ma l’attività maggiormente interessante era il contrasto al contrabbando di sigarette che svolgevamo periodicamente con turni di servizio nell’intera circoscrizione del reparto che abbracciava diversi paesi del circondario di Bellagio.
Proprio su questo ultimo servizio mi soffermo per narrare un episodio accadutomi.
Il territorio di Bellagio era un crocevia di traffico per quel genere di illecita attività che si svolgeva tra la Svizzera e l’Italia. Ad ovest, al di là della sponda del ramo del lago di Como, dietro le montagne troviamo subito il confine svizzero. Da questi luoghi partivano i carichi di sigarette per raggiungere, dopo aver attraversato il lago, le zone limitrofe della cittadina. Qui la merce illecita veniva nuovamente ricaricata in autoveicoli opportunamente predisposti i quali velocemente prendevano la via delle più importanti città per essere smerciata clandestinamente.

T
Vai alla pagina: Bellagio