Settembre 1967

Settembre 1967
Mi trovo a prestare servizio in quel di Bellagio, una bella località posta sulla punta estrema del lago di Como, quando mi viene recapitato un ordine di trasferimento per partecipare, finalmente, al Corso Sottufficiali presso la Scuola della Guardia di Finanza di Ostia.
Nonostante abbia già fatto un precedente corso alla Scuola Alpina di Predazzo per la nomina a finanziere e dopo circa quattro anni di servizio ordinario tra vari luoghi del confine svizzero rieccomi di nuovo ad affrontare nuovamente un reparto di istruzione.
Ci sono voluti tre tentativi per essere ammesso. La prima volta non entro in graduatoria pur avendo superato entrambi gli esami sia scritti che orali. Ricordo ancora la domanda che mi fece il generale Scibetta, presidente della commissione, dopo che avevo risposto positivamente alle prove orali:
“Ma tu quanti anni hai e da quale reparto provieni?” Gli rispondo:
“ Ne ho diciannove e mezzo e il mio reparto di provenienza è la brigata di frontiera di Colombirolino, nella Legione di Como”.
“Caspita sei un giovanotto e quindi non ti dispiacere, se per questa volta, nonostante le prove che hai superato potresti non entrare nella lista degli aspiranti allievi idonei a partecipare al Corso. I posti non sono molti e potresti non classificarti in quelli disponibili”.
Così avviene infatti, rimango fuori per poco più di una ventina di posti. Al secondo tentativo invece non supero nemmeno la prova scritta.
Non mi scoraggio da questi esiti negativi e non perdo la voglia di studiare. Mi tengo aggiornato. Nei momenti liberi dal servizio ripasso le materie che sono prescritte per questo tipo di concorso. Sostanzialmente le prove vertono su: italiano, analisi logica, grammaticale, del periodo, conoscenza dei verbi, regolari ed irregolari, elementi di matematica e di geografia, cultura generale,
In geografia, specialmente, gli esaminatori pretendono molto, pertanto imparo a memoria tutte le altitudini delle principali montagne, i nomi e la lunghezza di tutti i fiumi, in primo luogo gli affluenti del Po, sia di destra che di sinistra, le Regioni, le Provincie, ecc. ecc.
Al terzo tentativo riesco ad ottenere un ottimo punteggio alla prova scritta: 18,500 su venti. Questa era il criterio di valutazione. Supero brillantemente anche la prova orale, al punto che mi classifico alla diciottesima posizione su 275 partecipanti. Non male. Purtroppo questa classifica non mi servirà molto ai fini del proseguimento del Corso ma avrà efficacia quella stilata alla fine del Corso Allievi.
Fatte queste premesse, ora mi devo accingere a lasciare il reparto di Bellagio e raggiungere la nuova sede. Raccolgo in un baule da inviare ad Ostia, parte dei miei effetti personali che non servono immediatamente, gli altri li metto in valigia.
Denominata la perla del Lago di Como (Bellagio) il luogo, che mi appresto a lasciare è forse è stato il migliore in assoluto, sotto tutti i punti di vista, come attività di servizio, come contatti sociali con la popolazione locale e soprattutto con i colleghi. Siamo come una famiglia, composta da pochi elementi. Purtroppo devo dimenticare tutto questo ed affrontare una nuova realtà. E’ un passaggio di carriera abbastanza favorevole per me. Sono consapevole che avrò maggiori responsabilità. Essere un sottufficiale della G.di F. richiede un maggior contributo e impegno nell’ambito dell’attività prevista dal Corpo.
Con nostalgia e con una punta di emozione, saluto i colleghi di Bellagio i quali mi fanno gli auguri per la nuova impresa che mi attende.
Un amico del luogo mi aiuta a caricare sul suo furgoncino il baule e la valigia e mi accompagna in stazione a Lecco.
Il tratto di strada è abbastanza stretto e bisogna fare attenzione alle numerose curve ma l’autista è esperto dei luoghi e non ha alcuna difficoltà alla guida del mezzo. Il paesaggio che lascio alle mie spalle è qualcosa di meraviglioso: le montagne che circondano il lago, di manzoniana memoria, fanno da cornice e si rispecchiano nella tranquillità delle sue acque. La vegetazione è stupenda, alberi e fiori di ogni specie crescono su questi pendii. Nel mese di maggio c’è un’esplosione di colori con la fioritura delle azalee. Qui ogni giardino di ogni casa, di ogni albergo possiede queste splendide piante. Mi prende una certa emozione e malinconia al pensiero che non potrò rivedere questi posti chissà per quanto tempo.
Arriviamo in stazione, che è già tardo pomeriggio. Scarico i bagagli, ringrazio e saluto il mio amico per l’aiuto che mi ha dato e mi appresto a fare il biglietto ed effettuare la spedizione del baule con destinazione: Ostia.
Il treno è in partenza in perfetto orario. Il viaggio è abbastanza tranquillo.
Giunto a Roma mi informo quali sono i mezzi per raggiungere il lido di Ostia, mi indicano che c’è la possibilità di prendere la metropolitana. Così faccio e finalmente all’imbrunire del giorno dopo eccomi davanti alla Scuola Sottufficiali.
La prima impressione che ho guardando da fuori vedo un bell’edificio di vaste dimensioni a più piani, con un bell’ingresso ed a sinistra a fianco del cancello principale intravedo una garitta, ma la sentinella non c’è. Chissà come mai. Entrando subito a destra ci sono dei locali, uno di questi è il corpo di guardia. Questo è il posto principale di accoglienza. Chi viene da fuori, deve necessariamente presentarsi in questo luogo. Entro in questo locale con la mia valigia, mi presento al militare che staziona lì davanti: il “sottufficiale di giornata”. La mansione di questa persona unitamente a quella di un ufficiale che per la circostanza è chiamato “ufficiale di picchetto”, è quella di vigilare sia in ingresso che in uscita tutto il movimento che avviene nella Caserma. E’ il biglietto da visita del reparto di addestramento. Penso che sia un uso comune in tutte le caserme la presenza di queste due figure. In pratica chi entra e chi esce dalla struttura militare ricade sotto l’osservazione di queste persone.
Bene mi avvicino al sottufficiale di giornata per comunicargli il mia presenza e consegnare alcuni documenti: il cosiddetto “foglio di via” e “l’ordine di trasferimento”.
Qui comincia il bello.
Non appena mi presento a questo soggetto sono investito da una sequela di domande, fatte tutte a voce alta, come sei io fossi sordo, dandomi subito del “lei”. “Lei chi è, si presenti e rimanga sull’attenti, da dove viene e cosa è venuto a fare qua. Non le hanno insegnato che davanti ad un suo superiore deve salutare militarmente. Non le hanno insegnato a presentarsi, dando nome cognome, grado e reparto di provenienza. Lo sa che lei qua è in un reparto di addestramento militare? Non lo sa? Mi dia i documenti e si sieda lì in fondo e aspetti istruzioni.”
Sono sconcertato. Che male ho fatto? Cosa ho combinato?
Stesso comportamento per tutti coloro che come me si presentano per essere ammessi a frequentare il Corso. Vado a sedermi accanto ad altri malcapitati increduli sul comportamento di questo brigadiere. Nessuno ha il coraggio di parlare, siamo ammutoliti. Dopo i primi minuti di smarrimento ci chiediamo se questo è il modo è di trattare i poveri finanzieri che vengono dai reparti di tutta Italia.
Di fronte a me c’è un finanziere, abbastanza anziano, testa pelata, corporatura robusta, dalla fede al dito deve essere anche sposato. In genere chi si presenta per questo tipo di percorso è giovane e celibe. Ma questo si vede che ha famiglia ed è alquanto desolato perché ha avuto lo stesso trattamento subìto da me e tutti gli altri. Ricordo ancora il suo cognome: “Aureli”, perché successivamente ci troviamo nella stessa camerata per il semplice fatto che dispongono la sistemazione dei partecipanti usando l’ordine alfabetico.
Questa persona con molta probabilità è informato più di me e degli altri sulla gestione usata in questo ambiente per cui esordisce con un avvertimento.
Ragazzi ci dice:
”Qua è così, questa è la scuola del Lido di Ostia e mettetevelo bene in testa che è tutto diverso dall’ambiente che avete lasciato. Io sono sposato e quasi quasi mi pento di aver fatto questo passo. Non so se resisterò a questo tipo di vita, ho famiglia e devo pensare anche a loro. Avete visto che accoglienza? Hanno iniziato da subito a darci del “lei”, questo dimostra che ci tengono a debita distanza, non vogliono essere confidenziali ed assumono un atteggiamento freddo e distaccato dalle nostre persone. Dimenticatevi delle abitudini precedenti, non crediate che il corso sia come quello da allievo finanziere. La metodologia qua è ben diversa. Vi dico questo perché ho avuto contatti con persone che hanno frequentato in precedenza la Scuola e me ne hanno raccontato di cotte e di crude. Questo primo impatto che avete avuto ne è un esempio. Pertanto mettetevi l’animo in pace e se vi va di affrontare le regole imposte in questo ambiente bene, altrimenti tornatevene al reparto di provenienza.”
Lo sfogo di questo finanziere mi impressiona, mi fa sobbalzare, la mia testa comincia a formulare mille pensieri.
”Avrò fatto la scelta giusta? A Bellagio stavo così bene, eravamo in pochi e tutto procedeva regolarmente. Facevo i miei turni di servizio e nel tempo libero andavo dove volevo. Addirittura ero riuscito a prendermi anche la patente di guida. Il rapporto con il comandante era ottimo. Non faceva pesare per niente la sua autorità e tutto procedeva in modo ordinato e corretto. Con i colleghi andavo d’accordo”. Ora qua devo totalmente adeguarmi ad un sistema di vita completamente diverso da come ero abituato.

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