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Aiuto dal maresciallo Chiaramida

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Aiuto dal maresciallo Chiaramida
Il pensiero che frequentemente mi passava nella mente, dopo i fatti avvenuti, era proprio quello di poter trovare il modo di interrompere quel circolo vizioso che si era creato intorno a me e fintanto che sarei rimasto a Gorgonzola sarebbe stato senza soluzione.
Da un lato mi dispiaceva perché le occasioni di fare esperienza erano buone ma al punto in cui mi trovavo non era possibile continuare.
Devo dire che in questo sono stato aiutato da un collega anziano: il maresciallo maggiore Chiaramida. Costui, per motivi di lunga permanenza proprio in uno di questi Nuclei, era stato trasferito e si trovava a fare il suo periodo di interruzione in questa sede.
Un giorno mi dice: “”Vedo che sei giovane ti comporti bene in servizio ed hai voglia di fare, ti disimpegni bene anche a dattilografare con dieci dita con la macchina da scrivere, perché non te ne vai al Nucleo dove lì potrai fare migliori esperienze?””
Questo incoraggiamento mi fece davvero bene e gli dissi che molto volentieri sarei andato in una di queste sedi. Allora disse : “”Se vuoi posso interessarmi io e farti fare magari un trasferimento d’ufficio così otterrai anche il rimborso della trasferta.””
Se crede di poterlo fare dissi: “Molto volentieri accetterò.” Fu di parola e dopo poco tempo io potevo lasciare quella sede per il reparto tanto agognato.

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Contrasto con il Comandante

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Contrasto con il comandante
Faccio le mie rimostranze forse in un modo esagerato, ma conoscendo il mio carattere non ne ho potuto più di sopportare e sono esploso. Di solito con questo atteggiamento si passa dalla ragione al torto ed è quello che è successo a me.
Ero arrivato al punto che non ce la facevo più. Avevo troppi incarichi da sbrigare. La tenuta del registro di servizio che mi obbligava quotidianamente a trascrivere gli ordini dati a tutto il personale secondo il “brogliaccio” lasciato dal comandante Leone. La tenuta dei conti del vitto. Questa operazione richiedeva un certo impegno di tempo. Si trattava della contabilità della spesa dei generi alimentari che servivano per la mensa dei militari celibi. Non si dovevano commettere errori, altrimenti sarebbero stati a me imputati. Il servizio stradale, quello anti contrabbando. Quest’ultimo mi procurava una certa esasperazione perché tenere a freno le intemperanze dell’appuntato Franchi non era facile; i turni di reperibilità che ti obbligavano ad essere presente e disponibile per interventi urgenti nell’arco delle 24 ore.
Tutto questo mi procurava una certa dose di esaurimento, così un bel giorno alla richiesta del comandante di rendergli conto di una questione inerente la tenuta del registro, mi rivolgo in malo modo rispondendogli che questa situazione mi stava stressando e che ero preso da tutte le parti, chi mi cercava di qua e di là. Non ci capivo più niente.
La reazione del maresciallo Leone di fronte a questo mio atteggiamento, del resto dovevo prevederlo, sapendo con chi avevo a che fare, consiste nell’ordinarmi di mettermi sugli “attenti” rammentandomi che avevo di fronte un superiore e per giunta comandante del reparto e che non tollerava essere affrontato in quel modo. Ora nell’ambiente militare queste osservazioni sono all’ordine del giorno. Quando ci sono degli screzi i superiori fanno valere il loro grado comportandosi come il maresciallo. Teoricamente si dovrebbero accettare queste manifestazioni, tenuto conto che si è militari. Militari si… ma non soldati. I soldati sono sotto le armi per un periodo limitato: 12 mesi circa. A loro viene effettuato un trattamento a volte esagerato da parte dei superiori gerarchici. Si tratta sempre di disciplina militare ma questa viene gestita in modo diverso, a volte in modo illogico. Nel nostro ambiente invece c’è gente con anni e anni di servizio e sentirsi apostrofare in quel modo autoritario, secondo il mio parere non è molto corretto. Anche se il finanziere, l’appuntato, il brigadiere o il maresciallo è considerato inferiore al grado di un comandante o di un ufficiale ci deve sempre essere una forma di rispetto. Questo da ambo le parti.
Mal sopporto queste situazioni e riaffiora in me quello spirito di indipendenza e di rifiuto verso manifestazioni presuntuose ed arroganti espresse da chiunque militari e non. Mi assale un moto di ribellione che difficilmente riesco a trattenere. Nel caso specifico, c’è mancato poco che abbandonassi l’ufficio in malo modo con l’intenzione di sbattere la porta in faccia al comandante. Non so cosa mi abbia trattenuto dal farlo. Comunque oramai il vaso si era rotto. Bisognava raccogliere i cocci.
Comunque di questo episodio non ho avuto grosse conseguenze disciplinari. Il maresciallo Leone, facendosi un esame di coscienza, forse si è reso conto che effettivamente avevo a che fare con troppi incarichi.
Il mio rapporto però con questo comandante non è mai stato idilliaco e quanto è accaduto ha peggiorato la situazione. Nonostante sia stato alleggerito da qualche incombenza mi sono sentito ugualmente estromesso.
Raramente mi sono ritrovato in pattuglia con gli altri sottufficiali che andavano nelle aziende ma sempre di più frequentemente mi toccava uscire con l’appuntato Franchi a svolgere servizi su strada. Non c’era verso di avere qualche aiuto dagli altri sottufficiali per questi servizi in particolar modo per quello anti contrabbando ove c’era sempre di mezzo l’appuntato Franchi. Difficilmente si trovava qualcuno da affiancarlo. I sottufficiali anziani lo evitavano, non volevano avventurarsi in situazioni incresciose che ogni volta questo militare creava in servizio. L’unico che poteva venirmi incontro e sollevarmi qualche volta dall’incarico era il brigadiere Aroffu. Rispetto agli altri sottufficiali era più giovane nonostante fosse anche lui sposato e avrebbe potuto aiutarmi in queste particolari situazioni.
Originario della Sardegna, era da pochi mesi trasferito a questa sede, brigadiere anziano era sotto avanzamento a maresciallo ordinario. Con lui avevo un buon rapporto. Diverse volte abbiamo lavorato insieme in servizi in aziende e non disdegnavo la sua compagnia. Sostanzialmente era di buona indole, molto corretto, sincero e cordiale. Purtroppo non c’è mai stato verso di convincerlo. Trascorrevamo ore ed ore a passeggiare per il paese di Gorgonzola a parlare di questa situazione. Ci palleggiavamo il problema senza venirne a soluzione e francamente mi stavo stancando. Se avessi potuto avrei certamente cercato di cambiare aria.

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il VB Milelli

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Il vice brigadiere Milelli
Giovanissimo sottufficiale assegnato da poco al reparto. Penso che provenisse direttamente dalla Scuola e pertanto privo di esperienza pratica. Da una lato può ritenersi fortunato di non essere stato assegnato ad uno di quei reparti di confine disagiati dove bisogna impegnarsi in tutti i sensi per uscirne illesi da eventuali provvedimenti disciplinari. Statisticamente infatti chi proviene da quei posti è più che sicuro di collezionare una qualche punizione con relativa annotazione sui fogli matricolari. Questo pregiudica il buon esito di carriera.
A dire il vero questo vicebrigadiere non è che dimostri molta voglia di rendersi utile o di interessarsi allo svolgimento delle attività del reparto, nonostante ne avesse le capacità. Quello che gli preme di più è che al termine del suo servizio si vada a divertire spensieratamente come un qualsiasi altro giovanotto. Alla tastiera di una macchina da scrivere è molto veloce. Usa tutte le dieci dita, ma bisogna stare attenti a quello che scrive perché è molto distratto. Si deve rileggere tutto quanto prima di inviare documenti ai vari uffici al fine di evitare di fare brutte figure.
Una notte viene comandato di un servizio per la repressione del contrabbando affiancato dall’appuntato Franchi più un altro finanziere, di cui non ricordo il nome. Si devono recare in un certo posto della circoscrizione in seguito ad una notizia avuta da un confidente del Franchi che gli segnala di un eventuale traffico illecito di sigarette.
Conoscendo il carattere dell’appuntato Franchi, prendo da parte Milelli e gli raccomando di agire con prudenza e con la testa sulle spalle e di cercare di tenere a freno l’irruenza dell’appuntato, pena il mancato esito dell’intervento. Mi assicura che non ci sarebbero stati problemi e che se la sarebbe cavata.
Escono dalla caserma vero l’uno o le due di notte.
Già tutti i militari celibi me compreso eravamo andati a dormire ognuno nei propri alloggi, quando in piena notte, penso che saranno stare le tre o le quattro, sento un gran fracasso provenire da una stanza della caserma. Spostamento di tavoli, sedie gettate per terra, grida, sbattiti di porte. Ho immaginato la scena e capito cosa poteva essere accaduto. Sicuramente l’appuntato e il vicebrigadiere hanno avuto contrasti nel gestire il servizio che sicuramente è sfumato ed ora stanno litigando animatamente in caserma. Non mi sono alzato per andare a vedere cosa stava accadendo. Ho ritenuto lasciare che risolvessero da soli i loro problemi per non crearne di altri.
In effetti è successo quello che immaginavo, tra i due sono sorti contrasti, sul modo di operare e la conclusione è stata quella di aver mandato a monte l’appostamento. Dell’episodio è venuto a conoscenza il maresciallo Leone. Credo che gli sia stato comunicato proprio dall’appuntato Franchi. Stranamente costui era tenuto in considerazione dal comandante per via della sua abnegazione e dell’impegno che dimostrava, a suo modo, nelle indagini volte alla repressione del contrabbando. Attività questa che al resto del personale non piaceva tanto. Costoro preferivano svolgere servizi meno pericolosi. L’unico che si prestava era l’appuntato Franchi e questo fatto era apprezzato dal comandante al punto che prese per buona la versione data dal Franchi e non tenendo conto invece quella fornita da Milelli nonostante fosse lui il responsabile del servizio. Ma sono sicuro che ha ritenuto Milelli impreparato e non all’altezza del compito.
Fatto sta che dopo circa una settimana il vicebrigadiere Milelli si vede recapitare un ordine di trasferimento per un altro reparto. Così come, sottufficiale celibe, mi ritrovo io solamente visto che anche Soro Gonario era stato trasferito a Monza. Questa cosa non mi è andata giù per il verso giusto. Ho avuto un brutto presentimento. Stai a vedere che con molta probabilità sarò costretto io a sorbirmi le intemperanze dell’appuntato Franchi quando ci saranno uscite per reprimere illeciti legati al contrabbando?

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Cambio del Comandante

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Cambia il comandante
Raggiunto l’organico completo, finanzieri, appuntati e sottufficiali alla Brigata di Gorgonzola viene anche assegnato un nuovo comandante che andrà a rilevare il maresciallo Berti.
Con la nuova gestione le cose cambiano e secondo il mio parere in peggio. L’ambiente diventa meno cordiale.
Il maresciallo Leone (nome di fantasia) che subentra a Berti ha un carattere molto diverso dal suo predecessore. Credo fosse di origine pugliese. Fa pesare il suo stato a tutto il personale dimostrando distacco e freddezza nel rapporto umano. A me personalmente incute un senso di disagio. Fa il pendolare tra Milano e Gorgonzola, non effettua alcun trasloco. Di mattina arriva verso le ore 9.00, alle 12.00 ritorna a Milano per rientrare il pomeriggio alle 17.00 per poi lasciare l’ufficio intorno alle 19.00/20.00 di sera. Questa abitudine crea del malumore al personale che smonta dal servizio alle 18.00. Specialmente i militari ammogliati che vorrebbero raggiungere le loro famiglie a servizio ultimato. Invece sono costretti ad aspettare la sua decisione di renderli liberi. E’ consuetudine infatti al termine di una giornata fare il rapporto quotidiano delle operazioni compiute dai militari in servizio.
Perde un sacco di tempo ad organizzare il piano servizi per la Brigata. Maniaco dell’ordine, nella sua scrivania si vedono ben allineate matite penne, fogli, registri ecc. Vorrebbe accentrare tutto su di se l’organizzazione e la gestione del Reparto ma ad un certo punto si rende conto che non è possibile e quindi comincia a delegare qualche incarico ad altri. Io devo prendere la gestione della tenuta del registro di servizio. Lui appone solamente la firma al mattino quando entra in ufficio. Questo documento è molto importante nel nostro ambiente. Indica per ogni militare le attività giornaliere che deve compiere, se deve andare in pattuglia su strada, in qualche azienda, in fabbrica. Viene indicato il nominativo, l’orario, il luogo e il tipo di servizio il tutto avallato dalla firma del comandante. Anche in ufficio è costretto a farsi aiutare da uno scrivano per la gestione di tutte le pratiche amministrative che incombono sul reparto. A differenza di Berti che dimostrava competenza e tutti noi facevamo capo a lui per avere delucidazioni in materia fiscale-tributaria il maresciallo Leone non vuole sentire parlare di argomenti del genere, svicola con mille scuse e non dà mai un consiglio professionale. Non ho mai capito quale fosse il suo reparto di provenienza. Forse non ha le basi necessarie per dare consigli e direttive in tal senso. Succede che a volte viene di ispezione alle pattuglie specialmente quando si trovano in qualche azienda. Si limita solamente ad apporre l’annotazione al nostro foglio di servizio e se magari qualcuno di noi gli prospetta qualche quesito tributario accampa una serie infinite di scuse per svignarsela immediatamente senza dare la soddisfazione di esprimere un qualche parere da parte sua sui problemi che sorgono durante le verifiche fiscali.

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Il Maresciallo Spiga

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Il maresciallo Spiga
Questo episodio che sto per narrare si riferisce al periodo in cui ero alloggiato nella cameretta attigua all’ufficio del Comandante. Non avevo ancora un armadio per appendere i miei abiti e mi servivo di un’asta di bandiera come attaccapanni.
Bene succede che il maresciallo Berti va per qualche settimana in licenza e lo sostituisce il maresciallo Spiga in qualità di sottufficiale più anziano. Questo maresciallo prende molto sul serio il fatto che per qualche tempo dovrà essere a capo della Caserma sino al ritorno del titolare. Originario della Sardegna esplica il suo lavoro con molta correttezza, serietà e competenza.
Di corporatura minuta, dimostra meno anni di quelli effettivi. La sua capigliatura è folta e nera. Inconfondibile il suo accento sardo. Gli piace dialogare con i colleghi ed io non ho alcun problema a relazionarmi con lui. Non fa pesare il suo grado.
Purtroppo l’incarico che gli è stato affidato cerca di svolgerlo con profondo zelo. Io penso che non aveva molta esperienza di comando di reparto ma ci mette tutta la buona volontà per ben figurare. Per una buona gestione è necessario compiere alcune operazioni che devono essere svolte personalmente. Bisogna predisporre e pianificare l’operatività diuturna del reparto. Assegnare ad ogni militare: finanziere, appuntato, sottufficiale le mansioni da svolgere nella giornata. Gestire tutte le pratiche dell’ufficio rispondere alla corrispondenza in arrivo e così via. Ispezionare i luoghi dove ci sono militari che sono comandati di servizio, relazionarsi con il pubblico. Insomma richiede un certo impegno. Trascrivere sul registro di servizio tutti gli ordini che vengono impartiti alle pattuglie ed altre incombenze.
Spiga evidentemente preso dall’ansia di non sfigurare in questo impegno si presenta in ufficio al mattino prestissimo: alle 6:00, 6:30 e incomincia a lavorare, telefona, batte a macchina le lettere che dovranno essere spedite, organizza i servizi per tutti i dipendenti il reparto. Così facendo le mie povere orecchie sono tempestate dal rumore che produce nell’ufficio.
Sono costretto ad alzarmi anch’io presto e ancora insonnolito gli faccio gli auguri di una buona giornata. Lui apprezza e riprende di buona lena il suo lavoro.
A me non resta che uscire andare al bar e prendere, un caffè o un cappuccino e attendere il mio incarico giornaliero che non tarda a venire. Così inizia un altro giorno lavorativo in questo reparto.

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Appuntato Franchi

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L’appuntato Franchi
Incaricato di svolgere attività d’indagine l’appuntato Franchi (nome di fantasia) è un individuo da prendere con le molle, nel senso che non è facile da gestire. Pretende di agire secondo i suoi intendimenti, non considera che se esce affiancato ad un graduato deve sottostare alle disposizioni del capo pattuglia.
Originario della Sicilia e con diversi anni di servizio alle spalle, preferisce accollarsi anche turni notturni abbastanza pesanti per svolgere attività investigativa anti contrabbando invece di svolgerne meno pericolosi e meno impegnativi. A volte si dimostra molto impulsivo al punto di mettere in difficoltà il responsabile della pattuglia. Bisogna frenarlo altrimenti, preso dalla foga, di intervenire rischia di commettere azioni non propriamente legali.
Una volta mi trovavo in servizio con lui e per fortuna sono riuscito a gestire l’azione d’intervento senza danni. Eravamo in appostamento da circa un paio d’ore nei pressi di un’abitazione situata a Pioltello, comune sotto la dipendenza della nostra circoscrizione. Avevamo un’informazione che in quel posto sarebbe giunto un carico di sigarette di contrabbando. Saranno state le 23:00 circa ma ancora non s’era visto nessun movimento sospetto. Ad un certo punto l’appuntato Franchi perde la pazienza e di sua iniziativa vorrebbe entrare ed eseguire una perquisizione. Secondo lui la merce di contrabbando si trovava già nell’abitazione ancora prima che noi iniziassimo l’appostamento. Mi sono sentito perso, ahimè! Ho pensato: “Qui stasera se do ascolto all’appuntato rischiamo di prenderci una denuncia per abuso di potere”. Sapevo infatti che per effettuare una perquisizione domiciliare specialmente di notte, in materia di contrabbando di tabacco lavorato estero, la legge ci permetteva di intervenire anche d’iniziativa e quindi senza mandato dell’Autorità Giudiziaria. Bastava avere semplicemente fondato sospetto di illecita attività nel campo dei tabacchi lavorati esteri. Questa era proprio una facoltà attribuita espressamente agli ufficiali di polizia tributaria che in questo caso era esclusivamente di mia competenza e non certamente all’appuntato. Se non ricordo male è proprio l’art. 33 della legge 7 gennaio 1929 nr. 4 che indica queste regole e attribuisce ai sottufficiali e ufficiali della Guardia di Finanza ma non certamente agli appuntati di intervenire.
Mi ci è voluta tutta la pazienza e tutto il sangue freddo in mio potere per far desistere questo appuntato a commettere un’azione illecita al fine di ottenere un risultato di servizio. Se avesse avuto un minimo di conoscenza della legge sopra citata penso che si sarebbe comportato diversamente e avrebbe lasciato ogni decisione al responsabile del servizio. Il “fondato sospetto” per me non aveva ragione di esistere. Ho ritenuto pertanto di non intervenire nell’abitazione basandomi esclusivamente sulle notizie che avevamo. Non era stato rilevato alcun movimento che potesse convincermi da poter agire d’iniziativa.
Alle volte queste persone sono spinte anche da lodevoli intenzioni ma ignorando certe regole possono creare problemi notevoli a chi cerca di operare nel rispetto delle leggi, sennò che ci stanno a fare se in primo luogo non sono rispettate dai tutori dell’ordine.

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Feltrinelli

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14 marzo 1972 – Segrate Ritrovamento del cadavere di Feltrinelli
Nel periodo in cui mi trovavo in quel reparto accadde un fatto che ebbe risonanza non solo in Italia ma anche all’Estero.
Ai piedi di un traliccio dell’alta tensione a Segrate, un comune sotto la nostra circoscrizione, nelle vicinanze di Milano, fu trovato il corpo di Giangiacomo Feltrinelli il miliardario, editore e guerrigliero rosso.
Giangiacomo Feltrinelli nasce da una delle più ricche famiglie italiane, originaria di Feltre e il cui progenitore della dinastia sarebbe un certo Pietro da Feltre. Il titolo nobiliare di cui si può fregiare è quello di Marchese di Gargano. Il padre Carlo Feltrinelli è presidente di numerose società tra cui il Credito Fondiario e l’Edison e proprietario di aziende come la Bastogi, la società di costruzioni Ferrobeton Spa e la Feltrinelli Legnami, società leader nel settore del commercio di legname con l’Unione Sovietica.
Morì il 14 marzo 1972. Le ipotesi sulle cause della morte sono diverse; fatto certo è che il suo corpo fu rinvenuto, dilaniato da un’esplosione,. Mentre alcuni sostengono stesse preparando un’azione di sabotaggio, altri sostengono che sia stato un omicidio forse opera della CIA in accordo con i servizi italiani.
Le due principali ipotesi, omicidio/incidente, si rincorsero negli anni, e periodicamente riemergono elementi che dimostrano poca chiarezza nella comunicazione dell’epoca sui fatti e sulle indagini.
Il periodo in cui accadde questo evento l’Italia era dilaniata da attentati da parte di frange anarchiche, dell’estrema destra e sinistra. Si ricordano le stragi compiute a Milano a Piazza Fontana, a Brescia a Piazza Loggia, al treno Italicus, alla stazione di Bologna, il rapimento e uccisione dell’onorevole Aldo Moro.
Personaggi del mondo politico, giudiziario e giornalistico quotidianamente subivano attacchi mediante uccisioni, ferimenti ed altro.
Tutti gli anni 70 e parte degli anni 80 sono stati funestati da questi tristi avvenimenti. La democrazia italiana fu messa fortemente in crisi al punto di temere un colpo di stato e l’instaurazione di un regime totalitario.
Da quel periodo buio l’Italia ne è uscita con la speranza che fatti del genere non accadano mai più.

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La Falsa Ambulanza

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La falsa ambulanza
Nel periodo in cui prestavo servizio in questa sede si verificavano molti casi di attività illecite in particolar modo legate al contrabbando di sigarette.
Noi facevamo il possibile con i mezzi di cui disponevamo per contrastate questo fenomeno ma non era sufficiente. A volte intervenivano in nostro aiuto anche le altre forze di polizia, Carabinieri, Polizia di Stato, Vigili Urbani ecc.. Una sera il comandante Berti riceve una telefonata dal responsabile di una Stazione dei Carabinieri, non ricordo quale, di un Comune vicino al nostro.
La notizia era che durante un loro blocco stradale si erano imbattuti in una falsa autoambulanza. Al suo interno invece di essere adibita al trasporto di malati era piena di sigarette di contrabbando.
La spiegazione data al maresciallo Berti da parte dei Carabinieri è stata che l’autista alla vista dei militari che effettuavano il posto di blocco ha fermato il veicolo dandosi alla fuga. Per cui si sono trovati davanti questo automezzo constatando che lo sportello posteriore non era proprio quello di una autoambulanza ma quello di un normale furgone. Si apriva infatti solamente a metà e non completamente per dare la possibilità ad eventuali soccorsi di adagiare le persone dentro il veicolo. All’interno quindi hanno rinvenuto degli scatoloni contenenti sigarette di contrabbando.
A questo punto, attenendosi alle disposizioni vigenti in materia, dopo i primi interventi eseguiti da coloro i quali hanno effettuato il fermo del veicolo e trattandosi di materia che ricade nell’ambito di leggi tributarie e fiscali specifiche, la cui competenza spetta unicamente alla Guardia di Finanza, i Carabinieri ci hanno informato per il prosieguo delle operazioni. Bisognava prima di tutto stabilire l’esatto quantitativo di sigarette.
Concentrata la falsa ambulanza nel cortile della nostra caserma si è proceduto all’ispezione del contenuto. Sono stati rinvenuti dieci scatoloni ognuno dei quali conteneva 20 stecche di sigarette da 25 pacchetti per un totale di 500 pacchetti pari a 10 Kg per ogni scatolone.
Per cui considerato che per convenzione un pacchetto di sigarette pesa 20 grammi il totale della merce illecita è risultato essere pari ad un quintale. Si è provveduto pertanto a redigere gli atti necessari da inviare agli uffici competenti.

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Tempo Libero

Gorgonzola
Il tempo libero
Il tempo libero lo sfrutto andando spesso a Milano. Si prende la metropolitana proprio dalla stazione di Gorgonzola e in meno di venti minuti si arriva in Piazza D’uomo.
In una città come Milano non ci si annoia davvero, c’è la possibilità di andare a vedere al cinema spettacoli in prima visione oppure frequentare qualche discoteca oppure andare allo stadio ed assistere alle partite del Milan o dell’Inter.
Di buono c’è che presentando il nostro tesserino di riconoscimento abbiano accesso libero in tutti questi locali. All’epoca ho potuto sfruttare spesso questa occasione. Mi ricordo ancora di quando nel periodo estivo decidevo con qualche collega di andare a svagarci a Milano con la mia Fiat 1100-R.
Al ritorno spesso ci fermavamo ad uno dei tanti chioschi posti lungo la strada per gustarci qualche bella fetta di anguria o bere qualche birra fresca.
Quando riuscivo ad ottenere qualche giorno di permesso andavo a trovare anche la mia famiglia a Portomarghera. La distanza non era impossibile, ci volevano circa tre ore con la mia auto.
Se invece il tempo libero è limitato allora si va al cinema del paese o al bar vicino a fare qualche partita al biliardo o al calcio balilla. A volte quando c’è la reperibilità in caserma e non è possibile uscire, si può assistere a qualche partita di pallone.
Proprio a ridosso della caserma c’è il campo sportivo e la cittadina di Gorgonzola è dotata di una squadra di calcio femminile. In genere il servizio si svolge con regolarità a meno che non ci siano interventi urgenti specialmente in tema di repressione del contrabbando ma questo accade sporadicamente.
Quindi approfittando di questa libertà serale, mi viene l’idea di iscrivermi al corso di ragioneria. L’istituto tecnico commerciale si trova proprio in paese e così decido di frequentare a partire dal primo anno.
Riesco a frequentare fino all’inizio del terzo, poi devo sospenderlo causa altro trasferimento. Ma non demordo, una volta raggiunto l’altra sede con alterne vicende riesco a portare a termine le frequenze fino all’esame di maturità.
Di questo mi compiaccio davvero. Quello che non sono riuscito a fare quando ero studente prima di arruolarmi ora che sono sottufficiale porto a termine lo studio.

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In servizio

Gorgonzola
In servizio
L’attività di servizio spazia in tutti i settori di nostra competenza: anti-contrabbando, codice della strada, interventi in aziende, esercizi pubblici e commerciali.
Sono soddisfatto di questa assegnazione soprattutto quando mi affiancano a colleghi sottufficiali più anziani e più esperti di me in attività di verifica fiscale presso le aziende. Ho la possibilità di mettere in pratica le nozioni teoriche apprese alla Scuola Sottufficiali.
Di questi sottufficiali per lo più marescialli: ordinari, capi e maggiori ce ne sono diversi e tutti con un buon bagaglio di esperienze. Generalmente si trovano in questo luogo dopo essere stati per molti anni operativi ai Nuclei di Polizia Tributaria e all’epoca, per disposizioni di regolamento di servizio, il tempo massimo di permanenza era di dieci anni, dopo necessariamente bisognava cambiare.
Con loro comincio ad apprendere come vengono effettuati gli accertamenti presso le aziende commerciali. Si prende in considerazione un arco temporale di cinque anni ove i responsabili delle società o ditte hanno l’onere previsto dalla legge di tenere in ordine le loro contabilità non solo sotto l’aspetto amministrativo ma anche sotto l’aspetto fiscale. Così comincio a prendere conoscenza sugli obblighi di tenuta delle scritture contabili, libro giornale, libri sociali, libri previsti dalla normative, bilanci, fatture emesse e fatture ricevute, documentazione riguardante gli obblighi del datore di lavoro sui propri dipendenti: libro paga, matricola, rapporti con l’Inail, con l’Inps e tutte le altre incombenze a carico delle aziende. Esaminare carte, documenti, ispezionare locali aziendali è un lavoro che mi attrae molto e mi impegno a fondo per rendermi utile e dare collaborazione ai miei capi pattuglia.
Mi rendo conto che ci vuole pazienza e abnegazione per imparare al meglio la tecnica per scovare gli illeciti. A volte può sembrare noioso far passare centinaia di documenti per verificare se sono in regola, ma c’è poi la soddisfazione almeno per noi, non credo per il contribuente, quando si scoprono delle irregolarità.
Alla fine, se sono state riscontrate violazioni, bisogna rendere conto del nostro operato attraverso la verbalizzazione di atti. In genere viene dato a me l’incarico di dattiloscriverli, sempre sotto la supervisione del responsabile della verifica. A costui è demandato il compito di formalizzare le irregolarità che a seconda delle infrazioni commesse bisogna trasmettere in genere agli uffici finanziari, competenti.
Il nostro lavoro in materia fiscale e tributaria si limita a constatare, nel senso di fotografare, l’illecito, ed indicarne l’ammontare delle sanzioni. Spetta poi all’ufficio emettere i documenti di accertamento per il pagamento delle stesse. Il mio pensiero ricorrente in questi frangenti è: “”Spero di non deludere ora che faccio parte di questa struttura, dovrò impegnarmi molto di più di come ho fatto sin d’ora.””
Oltre a queste attività che intraprendo alle dipendenze di altri miei colleghi io stesso godo di autonomia operativa essendo sottufficiale e avendo fatto servizio prima in un importante valico di confine internazionale il Comandante mi dà fiducia e mi assegna incarichi anche di una certa rilevanza da svolgere come responsabile.
Esco di pattuglia per il controllo stradale ma oltre ad occuparmi a reprimere eventuali infrazioni al codice della strada trovo interessante intervenire per reprimere violazioni strettamente di nostra competenza come ad esempio il mancato pagamento delle concessioni governative sulle patenti o sulle licenze degli esercizi pubblici.
Per questo tipo di intervento mi assicurano che prima di me mai nessuno si era impegnato a farlo. Il Comandante si congratula perché faccio aumentare il rendimento del Reparto in un particolare settore scarsamente impegnato in precedenza.
Trovo un poco noioso quando devo intraprendere servizio per la repressione del contrabbando. L’ho sempre svolto quando ero in altri posti e vorrei che fossero altri ad interessarsene.
Purtroppo fino a quando non arriva qualche altro sottufficiale giovane e celibe l’incombenza spetta a me e al brigadiere Soro. Su questo problema vengo esaudito. Da lì a poco viene trasferito un vicebrigadiere con il quale ho la possibilità di alternarmi.
Generalmente questi servizi sono svolti con automezzi dell’Amministrazione, per la verità mai sufficienti e molte volte per raggiungere i luoghi si deve adoperare anche la propria autovettura e il costo della benzina consumata non viene rimborsato.
Comunque se il servizio è svolto ad una certa distanza dal Comando ci spetta una indennità, peraltro di importo modesto. Tuttavia per il servizio stradale c’è a disposizione un automezzo fornito dal Comando, la famosa “600 multipla” della Fiat.
Mi spiace fare un commento negativo riguardo a questo veicolo. Mi chiedo come hanno fatto i tecnici e gli stilisti della casa automobilista a partorire un tale obbrobrio di veicolo. Inguardabile dal lato estetico e rumorosa all’inverosimile. Comunque almeno i costi di benzina, manutenzione sono a carico dell’amministrazione. Tra i compiti a me demandati c’è anche quello di ispezionare periodicamente due raffinerie di oli minerali ed un deposito di gas che si trovano in località sotto la giurisdizione del reparto ed annotare l’ispezione su appositi registri tenuti nell’ufficio della G. di F.
In questi opifici vigilano sui prodotti in lavorazione dei finanzieri che si alternano nell’arco delle 24 ore. Una volta in una di queste raffinerie è accaduto un incidente ad un militare fortunatamente non molto grave.
Prese fuoco una stufetta a gas che si trovava nell’ufficio della G. di F. Le fiamme investirono in pieno tutto il corpo di questo finanziere. Le ustioni non furono gravi ma dovette trascorrere diversi giorni in ospedale e poi in convalescenza.

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