Sentinella

31° corso Antelao – Scuola Alpina G.diF. Predazzo anno 1963/64

Sentinella

Questa volta tocca a me fare il turno di notte. Tra le molteplici attività e incombenze che dovevamo svolgere durante il Corso vi era tra queste quello di effettuare, a rotazione, questo servizio in punti predefiniti del perimetro interno della Scuola Alpina. Questo era uno dei più noiosi ma molto delicato. Dovevi far trascorre il tempo previsto, senza occuparti d'altro. L'abbandono del posto o di addormentamento era sanzionato pesantemente. Per fortuna non capitava spesso. C'era la ripartizione tra gli allievi di tutto il Corso, per cui passavano anche diverse settimane prima di ritornare a svolgerlo.
Vi era un Corpo di Guardia in cui sostavano gli allievi comandati nel turno che ad intervalli periodici di un'ora o forse due, venivano accompagnati ai posti dislocati intorno alla Scuola, un decina in tutto.
Allo scoccare del tempo prestabilito partiva la “muta” (squadra formata da una decina di persone) che guidata da un capo muta ad ogni posto di guardia sostava per dare il cambio alla sentinella smontante la quale si accodava e si riprendeva il cammino fino a completare tutte le sostituzioni. Una volta fatto questo la cosiddetta muta rientrava al corpo di guardia in attesa di un nuovo giro quando previsto. Questa era la dinamica dei cambi.
L'impiego da parte nostra consisteva in quello di essere a disposizione per tutto l'arco delle 24 ore fino ad essere rilevati da una nuova squadra.
Così giunge il momento del mio turno. La muta mi accompagna al punto prestabilito per effettuare il cambio con la guardia smontante.
E' notte e si gela, siamo in pieno inverno, mi trovo in un punto isolato del perimetro interno della caserma. Pericoli reali non ce ne sono ma per un ragazzo di 18 anni rimanere in quel posto da solo per un'ora o forse due, questo non lo rammento, non è il massimo dell'allegria.
Sono ben coperto, cappotto pesante, scarponi, calzettoni e copricapo di lana e sopratutto armato. Il cielo è limpido e stellato con la luna che imbianca quasi a giorno le cime innevate delle montagne circostanti, tutto intorno un gran silenzio, tranne udire lo scroscio dell'acqua che scorre nel torrente a ridosso del recinto della Scuola.
Il mio sguardo fissa le luci delle finestre dei locali circostanti e mi soffermo ad osservare l'andirivieni delle persone che sono dentro, al caldo, chi guarda la TV, chi sta cenando chi gioca a carte o si occupa di altro mentre io mi ritrovo là fuori. Altro da fare non c'è, si tratta di far trascorrere il tempo per cui vado avanti e indietro toccando i limiti dei confini assegnati per quel posto e nel frattempo mille pensieri si affacciano alla mente.
Sono rivolti ai propri cari che hai lasciato a casa, agli studi, interrotti, alla compagnia degli amici, ai divertimenti. Mi chiedo se ce la farò a continuare nella strada intrapresa io che sono caratterialmente indipendente e abbastanza insofferente agli ordini e alla disciplina. Così mi comportavo a casa, e più di qualche volta andavo in conflitto con la mia famiglia a causa del mio atteggiamento. Vale tutto il sacrificio che sto compiendo ora? Avrò una vita migliore di quella che ho lasciato alle mie spalle? Le aspirazioni, i desideri si avvereranno? O è tutto vano e inutile l'impegno che ci sto mettendo per giungere al traguardo?
Mi prende comunque la tristezza, e non vedo l'ora che finisca il turno per andare a riposare e consumare qualche bevanda calda o bere un bicchierino di grappa tanto per alleviare il freddo che mi è penetrato nelle ossa.



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