Attendente del capitano


Attendente del capitano
Già sono trascorsi un paio di mesi, oramai tutto sembra rodato come previsto nei piani della Scuola: studio in aula intervallato da esercitazioni pratiche quali l’addestramento formale e la ginnastica. Proprio un giorno che eravamo scesi per andare nel campo sportivo per la solita ora di ginnastica mi accade una cosa insolita. Premetto che stavamo facendo per ogni squadra componente la mia compagnia le selezioni per trovare quali sarebbero stati gli elementi migliori da destinare alle gare di fine corso come di regola accadeva. Io ero tra quelli candidati; ero stato scelto per fare la gara dei cento metri piani. Il tenente comandante del mio plotone, ex atleta, aveva notato la mia rapidità nel fare gli scatti ai blocchi di partenza e mi stava dando consigli su come migliorare questa mia istintiva ed innata peculiarità.
Bene, mentre stavo facendo queste prove si avvicina un istruttore, finanziere appuntato, il quale mi chiama in disparte e mi dice: ”Senti, sto notando da parte tua una certa serietà di comportamento, mi sembri un ragazzo a posto senza grilli per la testa o intemperanze varie, proprio la persona giusta per fare un certo incarico.” Incuriosito da questa strana richiesta gli rispondo:” Proprio io? Con tante persone che ci sono qua e cosa sarebbe questo incarico?” A questo punto l’istruttore mi confida che c’è il nostro capitano comandante la compagnia di cui io ne faccio parte che sta cercando una persona affidabile al quale affidargli delle mansioni di carattere personale e privato. Insomma l’istruttore stava facendo un giro di parole per farmi capire che avrei dovuto fare “l’attendente” a questo ufficiale. Conoscevo il significato di questa parola usata nell’ambiente militare che altri non era, paragonato all’ambiente civile quello di fare da cameriere o servitore.
Francamente la proposta non è che mi attirasse molto. Avrei preferito rimanere sui campi a fare quello che stavo facendo. Già immaginavo le prese in giro dei miei compagni, perché questo tipo di attività non è molto ben digerito in quell’ambiente, purtroppo esisteva questa abitudine, retaggio di tempi passati. Mi rivolgo all’appuntato ricordandogli che in quel momento stavo facendo degli allenamenti in occasione delle gare di fine corso. Lui insiste e mi dice: ”Dai non ti preoccupare di questo, accetta l’incarico, è il tuo capitano e se gli rendi questo servigio stai tranquillo che ne riceverai dei benefici, anche in previsione della tua futura carriera. Avere un ufficiale come conoscenza nel nostro ambiente è sempre una buona cosa, per cui ti conviene prendere in considerazione questa proposta. Non ti dico di darmi la conferma ora ma pensaci un momento. Tu non sai quanti vorrebbero essere al tuo posto proprio per le opportunità future e i vantaggi che potresti ottenere ma io ho fiducia in te e pertanto ne parlerò al capitano. Magari domani ti risento per avere da te una conferma. Per adesso torna ai tuoi allenamenti.”
Che dire! Certo non mi sarei mai aspettato una proposta del genere e mi arrovellavo il cervello sul da farsi. Non sapevo al momento che decisione prendere, non volevo parlarne con nessuno, sarebbe stata una mia scelta e basta. Ritenevo che fosse una cosa abbastanza personale e riservata. Alla fine decido per accettare. “Che sarà mai”, mi dico, in fin dei conti mi devo mettere a disposizione del mio capitano per dei servigi privati di cui lui ha bisogno. L’indomani quando l’istruttore mi chiama per sapere quale sarebbe stata la mia risposta, lo avverto che accetto e lui soddisfatto mi assicura che ho deciso per il meglio e che non avrò a pentirmene. ”Non appena vedo il capitano gli comunico la tua decisione. Perciò domattina ti accompagnerò a casa sua per presentarti e sapere cosa dovrai fare”.
Il giorno dopo, sono all’indirizzo indicato, suono il campanello, mi apre una signora, immagino sia la moglie del mio comandante, mi presento e lei con garbo mi fa accomodare in casa. Con gentilezza, la signora mi fa sapere che avrebbe bisogno che io facessi per lei alcune commissioni. Lei ha un bambino molto piccolo e le riesce difficile uscire di casa, anche in considerazione che fa molto freddo. Siamo infatti in pieno inverno e a quelle latitudini si fa sentire in modo particolare. ”Prenda questo foglietto e questo denaro, dovrà andare a fare un poco di spesa.” Nel foglietto infatti c’era scritto cosa dovevo fare e cosa dovevo comperare. In sostanza nei giorni a venire avrei dovuto andare per negozi, per fare la spesa, qualche volta all’ufficio postale o in qualche altra parte. Così tutti i giorni invece di andare a fare gli esercizi di ginnastica dovevo prendere il mio zaino uscire dalla caserma e recarmi a casa dell’ufficiale per prendere le commissioni. Una volta esaurito il compito ritornavo in caserma. Tutto sommato pensai tra me, non è così tanto deprimente e frustrante, Esco fuori dalla caserma e vado a passeggiare per il paese, rompendo così la monotonia dei ritmi del corso. Per ora pertanto mi dedico a questa attività, però non voglio che diventi una cosa definitiva per cui alla prima occasione, nella quale ho modo di parlare con l’istruttore che mi ha convinto ad accettare, gli prospetto il mio desiderio di essere avvicendato dopo un certo periodo. Di ragazzi disponibili ed affidabili oltre a me ne avrebbe sicuramente trovati. ”Non ti preoccupare” mi dice “La cosa si può certamente fare. Tu intanto svolgi il tuo compito nel migliore dei modi che sicuramente sarai avvicendato.” Così è stato, dopo qualche mese, infatti vengo sostituito, con un certo malumore da parte del mio capitano. Ne fece cenno nel periodo degli esami quando dovevo essere interrogato proprio nella materia di cui lui era stato insegnante. Mi fece notare con una battuta il mio diniego dall’incarico. Tuttavia prese la cosa abbastanza bene e non ci furono ritorsioni. Detti una buona prova d’esame e fummo soddisfatti entrambi.

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