Contrasto con il Comandante

Gorgonzola
Contrasto con il comandante
Faccio le mie rimostranze forse in un modo esagerato, ma conoscendo il mio carattere non ne ho potuto più di sopportare e sono esploso. Di solito con questo atteggiamento si passa dalla ragione al torto ed è quello che è successo a me.
Ero arrivato al punto che non ce la facevo più. Avevo troppi incarichi da sbrigare. La tenuta del registro di servizio che mi obbligava quotidianamente a trascrivere gli ordini dati a tutto il personale secondo il “brogliaccio” lasciato dal comandante Leone. La tenuta dei conti del vitto. Questa operazione richiedeva un certo impegno di tempo. Si trattava della contabilità della spesa dei generi alimentari che servivano per la mensa dei militari celibi. Non si dovevano commettere errori, altrimenti sarebbero stati a me imputati. Il servizio stradale, quello anti contrabbando. Quest’ultimo mi procurava una certa esasperazione perché tenere a freno le intemperanze dell’appuntato Franchi non era facile; i turni di reperibilità che ti obbligavano ad essere presente e disponibile per interventi urgenti nell’arco delle 24 ore.
Tutto questo mi procurava una certa dose di esaurimento, così un bel giorno alla richiesta del comandante di rendergli conto di una questione inerente la tenuta del registro, mi rivolgo in malo modo rispondendogli che questa situazione mi stava stressando e che ero preso da tutte le parti, chi mi cercava di qua e di là. Non ci capivo più niente.
La reazione del maresciallo Leone di fronte a questo mio atteggiamento, del resto dovevo prevederlo, sapendo con chi avevo a che fare, consiste nell’ordinarmi di mettermi sugli “attenti” rammentandomi che avevo di fronte un superiore e per giunta comandante del reparto e che non tollerava essere affrontato in quel modo. Ora nell’ambiente militare queste osservazioni sono all’ordine del giorno. Quando ci sono degli screzi i superiori fanno valere il loro grado comportandosi come il maresciallo. Teoricamente si dovrebbero accettare queste manifestazioni, tenuto conto che si è militari. Militari si… ma non soldati. I soldati sono sotto le armi per un periodo limitato: 12 mesi circa. A loro viene effettuato un trattamento a volte esagerato da parte dei superiori gerarchici. Si tratta sempre di disciplina militare ma questa viene gestita in modo diverso, a volte in modo illogico. Nel nostro ambiente invece c’è gente con anni e anni di servizio e sentirsi apostrofare in quel modo autoritario, secondo il mio parere non è molto corretto. Anche se il finanziere, l’appuntato, il brigadiere o il maresciallo è considerato inferiore al grado di un comandante o di un ufficiale ci deve sempre essere una forma di rispetto. Questo da ambo le parti.
Mal sopporto queste situazioni e riaffiora in me quello spirito di indipendenza e di rifiuto verso manifestazioni presuntuose ed arroganti espresse da chiunque militari e non. Mi assale un moto di ribellione che difficilmente riesco a trattenere. Nel caso specifico, c’è mancato poco che abbandonassi l’ufficio in malo modo con l’intenzione di sbattere la porta in faccia al comandante. Non so cosa mi abbia trattenuto dal farlo. Comunque oramai il vaso si era rotto. Bisognava raccogliere i cocci.
Comunque di questo episodio non ho avuto grosse conseguenze disciplinari. Il maresciallo Leone, facendosi un esame di coscienza, forse si è reso conto che effettivamente avevo a che fare con troppi incarichi.
Il mio rapporto però con questo comandante non è mai stato idilliaco e quanto è accaduto ha peggiorato la situazione. Nonostante sia stato alleggerito da qualche incombenza mi sono sentito ugualmente estromesso.
Raramente mi sono ritrovato in pattuglia con gli altri sottufficiali che andavano nelle aziende ma sempre di più frequentemente mi toccava uscire con l’appuntato Franchi a svolgere servizi su strada. Non c’era verso di avere qualche aiuto dagli altri sottufficiali per questi servizi in particolar modo per quello anti contrabbando ove c’era sempre di mezzo l’appuntato Franchi. Difficilmente si trovava qualcuno da affiancarlo. I sottufficiali anziani lo evitavano, non volevano avventurarsi in situazioni incresciose che ogni volta questo militare creava in servizio. L’unico che poteva venirmi incontro e sollevarmi qualche volta dall’incarico era il brigadiere Aroffu. Rispetto agli altri sottufficiali era più giovane nonostante fosse anche lui sposato e avrebbe potuto aiutarmi in queste particolari situazioni.
Originario della Sardegna, era da pochi mesi trasferito a questa sede, brigadiere anziano era sotto avanzamento a maresciallo ordinario. Con lui avevo un buon rapporto. Diverse volte abbiamo lavorato insieme in servizi in aziende e non disdegnavo la sua compagnia. Sostanzialmente era di buona indole, molto corretto, sincero e cordiale. Purtroppo non c’è mai stato verso di convincerlo. Trascorrevamo ore ed ore a passeggiare per il paese di Gorgonzola a parlare di questa situazione. Ci palleggiavamo il problema senza venirne a soluzione e francamente mi stavo stancando. Se avessi potuto avrei certamente cercato di cambiare aria.

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