Lago d’Idro – Un triste ricordo

Mi spetta il turno di Comando alla Sezione Mobile. È la regola delle rotazioni annuali, alle Sezioni del Nucleo di Polizia Tributaria di Brescia, Questa dipende dalla Prima Sezione. All’epoca in cui si svolsero i fatti che vado a narrare era comandata dal tenente Battistini. ufficiale proveniente dalla categoria dei sott.li. ed esperto sciatore.
Ho il compito di gestire diversi dipendenti tra finanzieri, appuntati v.brigadieri e brigadieri, più dai tre ai quattro alfisti. Il grado che rivesto in quel periodo è quello di Maresciallo capo.
L’operatività della Sezione è abbastanza estesa. Si effettuano controlli che spaziano da quelli relativi al codice della strada, al contrasto del contrabbando di sigarette, a quello delle imposte di fabbricazione sugli oli minerali e sugli spiriti, all’antidroga ed altro.
Si opera nell’arco delle 24 ore. La permanenza in ufficio consiste solamente per redigere eventuali verbali. Il mio compito è di formare le pattuglie, predisporre gli ordini di servizio che poi saranno firmati dal comandante della Prima Sezione e sorvegliare il buon andamento degli incarichi dati al personale.
Il più delle volte prendo parte anch’io alle operazioni. A bordo di autovetture guidate da questi alfisti, a seconda delle esigenze di servizio, ci rechiamo in tutti i luoghi sotto la giurisdizione del Nucleo di Polizia Tributaria. A Nord della circoscrizione si arrivava sino a Ponte di Legno attraversando tutta la Valcamonica. A Est il limite era la cittadina di Peschiera del Garda, a Ovest quella di Treviglio. A Sud ai confini con le province di Mantova e Cremona.
Uno di questi alfisti, con i quali mi trovo diverse volte a bordo della sua autovettura di servizio, è il finanziere Giambanco. Ritengo opportuno citare il suo vero nome considerato che è la figura principale del racconto a prescindere dal tempo intercorso dall’epoca di quei fatti sino ad oggi. Questo finanziere con la qualifica di “alfista” è di origini siciliane, precisamente nativo di Villa Grazia di Carini, frazione di Carini in provincia di Palermo. Costui è un ragazzo molto cordiale, gioviale, educato, rispettoso degli ordini che gli vengono impartiti ed è benvoluto da tutti i componenti della Sezione Mobile. Di corporatura piuttosto robusta. Ho anche modo di apprezzare le sue doti di ottimo nuotatore, quelle volte che ci troviamo in piscina comunale.
A bordo dell’autovettura da lui condotta mi trovo a mio agio. La sua guida è piacevole specialmente quando non c’è motivo di fare alcun intervento urgente. Dico questo a differenza di qualche altro alfista che, fa venir il mal di mare, a causa della pessima guida.
Per questi soggetti è sempre necessario redarguirli, invitandoli a non esagerare, se non ci si trova in presenza di operazioni urgenti, alle quali è necessario procedere in velocità.
Ritornando all’alfista Giambanco, una volta riusciamo a fare un buon risultato di servizio, in materia di stupefacenti. Si sequestra una grossa autovettura marca Volvo di colore bianco in quanto chi la guida viene trovato in possesso di una notevole dose di cocaina. Non ricordo il preciso quantitativo. Si procede al sequestro del mezzo della droga e all’arresto del guidatore. Ricordo il particolare. C’è una soffiata in cui veniamo avvertiti che ad una certa ora di sera sarebbe transitato in via Milano proprio nelle vicinanze della nostra caserma questa autovettura, con della droga. Viene predisposto un buon piano d’intervento e quando arriva la giusta la segnalazione Giambanco con un’ abile manovra messa in atto con l’autovettura di servizio da lui condotta blocca la Volvo, dandoci la possibilità di intervenire successivamente.
Siamo in estate e fa caldo. Il finanziere Giambanco approfittando di un momento libero dal servizio decide di fare un giro con la sua ragazza al lago d’Idro. Per arrivarci ci si impiega circa un’ora attraversando i paesi di Nave, Caino, S. Eusebio, Sabbio Chiese, Barghe, Vestone e Lavenone.
Giunto sul posto ordina, in un chiosco lì vicino, per lui e la sua ragazza, una coca cola ghiacciata e una fetta d’anguria. Quando ha finito decide di immergersi nelle acque del lago pur sapendo che sono abbastanza fredde ma, è giornata estiva e fa caldo e quindi non ci fa caso. Considerando anche che è un bravo nuotatore si tuffa. Poche bracciate e lo si vede scomparire dalla superficie dell’acqua. Giambanco è vittima di un infarto e nel giro di pochi minuti annega.
Lascio immaginare lo stupore causato dall’incidente a tutto il personale della caserma. Io apprendo la notizia da un collega che, mi comunica il fatto, in quanto mi trovo fuori Brescia, in licenza. Non ho potuto quindi assistere alle operazioni successive al triste evento.
Al mio rientro, effettuato dopo poco tempo dall’accaduto, trovo tutti i componenti della Sezione in un profondo sconforto. Giambanco era un ragazzo benvoluto da tutti e la sua dipartita ha lasciato un mare di tristezza in tutti noi.
Dopo qualche giorno d’aver ripreso il mio compito nella Sezione vengo convocato dal tenente Battistini. Il motivo è da attribuire al fatto che Giambanco aveva la disponibilità di un’autovettura Alfa Romeo 155 che, purtroppo, era rimasta parcheggiata nel cortile della caserma. Il mezzo non aveva più senso che rimanesse li, inutilizzato, per cui il tenente Battistini, mi fa presente che avrebbe dovuto essere consegnato ai familiari del deceduto, residenti in Sicilia.
Che fare? Mi offro di consegnare personalmente ai familiari l’autovettura. Sono da poco rientrato proprio dalla Sicilia e precisamente da Alcamo, in provincia di Trapani. Il paese di origine di mia moglie, dove ho trascorso un periodo di vacanza. La mia famiglia è ancora lì per godere qualche altra settimana di mare. Loro si trovano ad Alcamo Marina. Località questa non molto distante da Alcamo.
Mi sono riservato ancora qualche giorno di licenza e decido di sfruttarlo per riportare l’auto ai familiari di Giambanco, per poi rientrare in treno, a Brescia con la mia famiglia.
Il tenente Battistini approva il mio suggerimento e quindi preparo il tutto per l’imbarco da Genova dell’auto di Giambanco.
Genova – Palermo, venti ore di traversata, con la nave Tirrenia. A bordo c’è l’autovettura che dovrò consegnare ai familiari di Giambanco.
Giunto al porto di Palermo ad attendermi c’è mia moglie ed una sua cugina.
Effettuate le operazioni di sbarco prendiamo la via per Villa Grazia di Carini, luogo questo in cui risiedono i familiari di Giambanco. Mi seguono mia moglie e sua cugina con la sua auto. La distanza non è molta ci sono da percorrere circa 17 chilometri.
Arrivati a destinazione i familiari preventivamente avvertiti dal mio arrivo sono ad attendermi davanti al loro giardino, in un bel viale, dove ai lati fanno bella mostra delle piante di agrumi.
Il momento è commovente. L’emozione si fa sentire da entrambe le parti. A me viene un nodo alla gola. Non riesco nemmeno a parlare.
Ricordo perfettamente ancor oggi, a distanza di molti anni, il commento del padre di Giambanco alla vista dell’autovettura. “Mi si riapre una ferita e non so ancora quando sarà del tutto rimarginata. Che senso ha aver riportato questa macchina quando il suo proprietario non è più tra noi.”
Io rispettosamente, gli faccio notare che, mi è stato ordinato dai miei superiori, il rientro del mezzo per essere messo a disposizione dei familiari e che, non sarebbe stato giusto tenerla inutilizzata nel piazzale della Caserma.
Dopo di ciò, il padre di Giambanco, si riprende dal momento critico e si tranquillizza.
Approfitto allora per avvertirlo che dobbiamo riprendere il viaggio per arrivare ad Alcamo in quanto c’è ancora un buon tratto di strada da percorrere. Il signor Giambanco non obietta alla mia richiesta e, dopo i vari saluti, ci regala anche due belle cassette di arance, prelevate dal proprio giardino.
Così dopo effettuata la consegna dell’auto abbiamo raggiunto la località di Alcamo con l’auto della cugina di Anna.
Con la mia famiglia sono rimasto ancora qualche giorno al mare per poi prendere il treno e rientrare a Brescia, dove ho ripreso il servizio in Sezione Mobile.

Lago d’Idro