Nove mesi da vicebrigadiere

Nove mesi da vicebrigadiere
La prima cosa che faccio quando arrivo a casa dei miei chiedo a mio padre se è d’accordo che con i risparmi accumulati nel corso di questi anni di servizio posso comperarmi un’automobile considerato che quando ero a Bellagio ero riuscito a prendermi la patente.
Detto fatto, ci rechiamo alla più vicina concessionaria Fiat e firmo il contratto per l’acquisto di una nuova e fiammante Fiat 1100R.
Così al mio rientro alla Scuola Sottufficiali di Ostia ci vado con l’automobile. Però prima mi sottopongo all’operazione chirurgica dell’asportazione dell’appendicite in quando da una visita medica mi era stata diagnosticata e bisognava intervenire. Poco male, ritardo il mio rientro di una ventina di giorni per la convalescenza fruita.
Mi presento a Ostia a Corso già iniziato. Faccio in tempo però a recuperare le lezioni perse, aiutato dai colleghi che mi passano i loro appunti.
Qui inizia la seconda fase della mia permanenza alla Scuola.
Devo riconoscere che le cose sono cambiate radicalmente. Innanzitutto affrontiamo il nuovo corso di studi con più pacatezza e tranquillità. Anche i rapporti con gli istruttori sono cambiati, il trattamento disciplinare è diverso. Siamo graduati “vicebrigadieri” che invece di essere stati inviati ai Reparti del Corpo sono trattenuti alla Scuola per un periodo di aggiornamento e studio approfondito sulle materie economico-fiscali. Niente più esercitazioni militari pesanti, rimane solo qualche ora di addestramento formale: il vicebrigadiere deve saper guidare una formazione quale che sia una squadra, un plotone o anche una compagnia con comandi appropriati. Rimane l’addestramento ginnico per tenere in forma il fisico. Niente più turni di guardia. Solo studio. Questa situazione mi porta ad una valutazione, nel senso che tutto sommato forse è più conveniente rimanere alla Scuola. La vita di reparto a volte non è sempre agiata e l’esperienza di altri ci porta alla considerazione che pur con la buona volontà e con la teoria acquisita a volte si può sbagliare e gli errori possono anche essere gravi per cui si possono avere ripercussioni in carriera. Succede spesso infatti che giovani sottufficiali ricevano gravi punizioni in buona o mala fede mentre svolgono attività di servizio. Comandare un reparto, un distaccamento, una brigata con tutte le incombenze da osservare non è cosa facile. C’è un territorio da sottoporre a vigilanza d’istituto, c’è del personale da amministrare, rapporti da mantenere con la collettività, con i superiori ecc. Per cui è conveniente rimanere a fare il Corso “vicebrigadieri” e una volta fuori dalla Scuola entro pochi mesi se non ci sono grossi impedimenti si riusce ad ottenere l’avanzamento a “brigadiere” al riparo da incidenti di percorso vari. L’unica cosa da fare qui è studiare. A proposito di questo e rifacendomi alla precedente esperienza di allievo in cui non ho brillato molto questa volta mi riprometto di migliorare il mio rendimento. Non voglio fare la figuraccia di prendere ancora delle sottomedie. Per cui rinunciando a qualche ora di libera uscita mi impegno la sera a prendere in mano i manuali, le sinossi e tutto il resto e leggerli sul serio. Così, comincio a girare per la pista di atletica e mentre cammino leggo ad alta voce quello che c’è da sapere sulle materie di studio. Forse è proprio in questa sede che finalmente acquisisco la metodologia giusta che mi servirà anche negli anni a venire. Ci vuole volontà e sacrificio. Non bisogna cullarsi ed accontentarsi della spiegazione fatta dall’istruttore in aula, necessita approfondirla, riprenderla successivamente con lo studio sistematico in modo da fissare nella mente i passaggi più importanti. Questo metodo si rivela davvero vincente. Al secondo corso non prendo nessuna sotto media anzi ricevo buone votazioni al punto che alla fine quando è periodo di esami e viene stilata una nuova classifica salgo di 100 posti. Per me è una bella soddisfazione personale. Ho dimostrato a me stesso che per realizzare qualcosa nella vita questo richiede impegno. A nulla è valso però questo mio salto ai fini della assegnazione. Vale la prima graduatoria. Non importa, ho la soddisfazione personale di essere riuscito a dimostrare a me stesso che posso fare o dare di più se mi impegno.
Comunque oltre allo studio in aula, ci sono anche i momenti organizzati dalla stessa Scuola per gite culturali e di approfondimento professionale nei dintorni. Ora che dispongo anche dell’automobile ho la possibilità di girare con più libertà e di allontanarmi più facilmente da Ostia. Quando si tratta di uscire di solito faccio gruppo con i vicebrigadieri Albarano, Ariano, Angeletti. Oramai siamo diventati assidui, insieme, del resto mi trovo benissimo in loro compagnia. Sono ragazzi coetanei con le stesse mie aspirazioni.
La meta più ricorrente per le nostre puntate in libera uscita, tra l’altro anche la più vicina ad Ostia, neanche a dirlo è la Città Eterna: Roma. Avere la fortuna di scoprirla è per noi grande soddisfazione. Eccoci quindi in San Pietro, Piazza di Spagna, all’Altare della Patria, in Via dei Fori Imperiali, Via Nazionale, Piazza Esedra, Piazza Navona, Fontana di Trevi, San Paolo Fuori le Mura, San Giovanni in Laterano. In moltissimi altri luoghi senza mai annoiarsi. Sembra che il tempo non basti mai per visitarla come si deve. Essere a Roma è un’esperienza unica ed indimenticabile.
Ci prendiamo anche la libertà di visitare i dintorni della provincia romana, così ecco fare un salto ai Castelli Romani. Ricordandone alcuni: Albano Laziale, Ariccia, Castel Gandolfo, Colonna, Frascati, Genzano di Roma, ecc. Gustare nelle loro caratteristiche trattorie, specialmente a giugno, fave crude, pecorino e vino bianco dei Colli Romani.
Indubbiamente devo riconoscere che nonostante la dura disciplina dentro la Scuola, qualche svago tutto sommato me lo sono preso.

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