Autocisterna carica di gasolio

Brescia
L’autocisterna carica di gasolio
Sono comandato di servizio, in abiti civili, per il controllo sugli oli minerali. Mi trovo a bordo di un’autovettura alfa romeo “alfetta” da inseguimento. L’alfista, così è chiamato l’autista che guida questo tipo di veicolo è l’appuntato Conti Nicola (nome di fantasia). Bravo conduttore, gli piace parlare, a volte si perde nei suoi discorsi al punto che l’automobile si muove a 20 chilometri orari in quarta marcia. La posizione che assume nella guida è come se fosse coricato in un letto. Preso dalla foga dei suoi discorsi non si accorge in che condizioni sta guidando. Ogni tanto devo riprenderlo: “Nicola sei con la quarta marcia e il tachimetro segna 20 km orari, penso che dovresti ingranare una marcia inferiore oppure aumentare un poco la velocità”. “Ha ragione brigadiere, ora provvedo subito” mi risponde. Tanto lo so che di lì a poco tutto ritorna come prima. Niente di male, non mi preoccupo, al momento non ci sono problemi che richiedono di intervenire e tutto fila liscio con calma e tranquillità e quindi lo lascio fare.
Il tempo deve trascorrere e stiamo viaggiando per andare ad effettuare in una certa località dei controlli ad autocisterne che trasportano oli minerali, (benzine, gasoli, oli combustibili ecc.) così come indicato nell’ordine di servizio. Questi prodotti devono essere accompagnati da particolari documenti: H-ter 16 i quali attestano la regolarità del trasporto del particolare prodotto e contengono tutta una serie di dati. Per cui queste autocisterne oltre ad essere in regola con le norme del codice della strada devono rispettare anche delle norme di carattere fiscale. All’epoca in cui si sono svolti i fatti la legislazione italiana impone determinati vincoli ai prodotti petroliferi e gli organi preposti alla vigilanza sono:
• la Dogana, nei depositi costieri e in altri depositi doganali; • l'Ufficio Tecnico Imposte di fabbricazione (Utif), nelle raffinerie e nei depositi destinati alla conservazione del prodotto prima dell'esazione dell'imposta;
• la Guardia di Finanza, nel suo ruolo istituzionale di vigilanza.
Il nostro Paese è risaputo che è povero di petrolio per cui è costretto ad importarlo. Il petrolio greggio giunge nel territorio italiano generalmente attraverso petroliere. Scaricato nei depositi costieri, operanti sotto la vigilanza dell’amministrazione doganale, il greggio viene misurato. Il passaggio dai depositi costieri alle raffinerie avviene prima del pagamento dell’imposta di fabbricazione; nella movimentazione, il greggio deve essere accompagnato da appositi certificati (moduli C/21) e le autobotti devono essere sigillate dal personale della dogana del luogo di partenza della merce. Giunto nella raffineria, il prodotto viene preso in carico dall’Ufficio finanziario di fabbrica, dipendente dall’ Utif, con la collaborazione della Guardia di Finanza. Compito di questa struttura è quello di controllare continuamente la lavorazione ed accertare la quantità e qualità dei prodotti ottenuti. L’uscita del prodotto avviene, generalmente, previo pagamento dell’imposta determinata dall’ufficio finanziario di fabbrica, in base alle aliquote previste dalla legge (art. 12 e 13, R.D.L. n. 334/1939).
Con l’uscita dalla raffineria o dal deposito “SIF”, (un punto franco dogana in cui viene stivato il carburante in attesa di essere acquistato dai grossisti) il tributo è assolto e può iniziare la fase di commercializzazione del prodotto, che, in attesa di essere venduto, viene immagazzinato in depositi detti “liberi”, appunto perché contengono prodotto di cui è già stata pagata la relativa imposta.
Anche una volta assolto il tributo, la movimentazione del prodotto è sottoposta ad alcune formalità. Innanzitutto, l’operatore petrolifero deve tenere un registro di carico e scarico, rilasciato dall’ Utif competente, nel quale devono essere annotati tutti i carichi di prodotti arrivati nei depositi, con l’indicazione della quantità, della provenienza, della data di arrivo e della documentazione che ha scortato il trasporto. Le stesse indicazioni valgono per gli scarichi, cioè le partite di prodotto estratte dal deposito e destinate ai clienti.
Il trasporto del prodotto deve essere scortato da un certificato di destinazione, il modulo “H-ter 16”, redatto su stampati filigranati in dotazione agli Utif. Il modulo deve contenere l’indicazione di numerosi dati, tra cui gli estremi del deposito di provenienza e del luogo di destinazione, gli estremi del vettore, con l’indicazione del nome dell’autista e la targa del veicolo usato, la data del trasporto con precisazione dell’orario di partenza e di quello di arrivo previsto, l’indicazione del percorso di massima da seguirsi, il tipo e quantità del prodotto. I certificati di provenienza vengono emessi dall’Utif territorialmente competente, che ha anche la facoltà di assegnare al commerciante una dotazione di libri-certificati in bianco, con l’obbligo di rigoroso periodico rendiconto. In questi casi è il commerciante stesso che provvede all’emissione del certificato di destinazione. Periodicamente, i libri di certificati utilizzati e i registri di carico e scarico devono essere restituiti all’Utif che li ha rilasciati, per effettuare i riscontri di sua competenza.
In quel periodo esisteva un forte traffico illecito di questo prodotto per cui la G. di F. aveva il compito di contrastare questo fenomeno.
Il nostro comandante di sezione ci assillava in continuazione perché scoprissimo queste irregolarità. A me aveva fatto capire che se non avessi effettuato almeno un sequestro di queste autocisterne la mia permanenza al Nucleo pt sarebbe stata in forse. All’epoca per aver titolo a far parte di questo speciale reparto bisognava dimostrare di essere un buon investigatore e fare almeno qualche risultato di servizio, altrimenti al termine del periodo di prova della durata di sei mesi si veniva rispediti al reparto di provenienza. Il mio periodo stava scadendo e secondo questo ufficiale io rischiavo di non essere confermato. Ci mancava anche questo intoppo! Già mal sopportavo il fatto di essere stato assegnato nella 1^ Sezione che si occupava appunto, tra l’altro, anche di oli minerali, per cui dovevo sottostare a questi obblighi.
Così quella mattina mi trovavo in pattuglia con l’appuntato Conti Nicola a controllare autocisterne che trasportavano prodotti petroliferi. Purtroppo nel luogo indicato nell’ordine di servizio i controlli risultavano tutti regolari e a meno che di eventi specifici e particolari bisognava rispettare l’indicazione prevista. Ad un certo punto, d’istinto, mi rivolgo all’autista: “Nicola qui stiamo perdendo tempo, non accade nulla, tutti i mezzi che abbiamo controllato sono a posto. Sai che ti dico? Spostiamoci e facciamo una puntatina a……. e indico il luogo. Non ti preoccupare, mi prendo io la responsabilità di deviare dalla località indicata nel foglio di servizio.” Nicola senza obbiettare mette in moto e ci apprestiamo a raggiungere il luogo che io gli ho indicato. Quando a volte si è baciati dalla fortuna!
Dopo poco che eravamo sul posto vediamo in lontananza sopraggiungere un’autocisterna. Ci trovavamo entrambi sul ciglio della strada, avverto Nicola di procedere al fermo del veicolo mediante la segnalazione con la paletta che abbiamo in dotazione. Con grande stupore il veicolo non si ferma ma procede speditamente lungo la strada allontanandosi. Ci guardiamo in faccia e senza dire nulla saltiamo velocemente a bordo dell’alfetta e iniziamo l’inseguimento. Dopo circa un chilometro riusciamo a fermarlo e far scendere l’autista proprio nelle vicinanze di un deposito di oli minerali situato nei pressi. La prima cosa che viene chiesta all’autista è come mai non ha ottemperato al primo “Alt” che gli era stato dato. La risposta è stata che non si era accorto di nulla. Gli viene richiesto di esibire tutti i documenti: patente, libretto di circolazione, gli si chiede del prodotto trasportato e del relativo documento di accompagnamento che in questo caso sarebbe stato il particolare certificato denominato H-ter 16. L’autista, i cui dati personali sono stati rilevati attraverso la patente e la carta d’identità, dichiara di trasportare del gasolio per autotrazione da consegnare al vicino deposito di oli minerali ma che non è in grado di documentarne il trasporto.
Io e Nicola ci guardiamo in faccia e pensiamo la stessa cosa: “ll gasolio per autotrazione lo sta trasportando illecitamente perché è sprovvisto di idoneo documento di accompagnamento”. In questi casi è previsto il sequestro sia del veicolo che del prodotto petrolifero. Per cui invitiamo l’autista a seguirci con l’autocisterna al comando nucleo pt di Brescia per gli ulteriori accertamenti. Nel tragitto di rientro prima ci fermiamo ad una “pesa pubblica” per accertarci dell’effettivo peso del gasolio. Il carico risulta pari a 3000 litri. Era la prima volta che effettuavo un’operazione del genere. Teoricamente conoscevo l’iter procedurale che bisognava adottare in simili casi. In primo luogo sarebbe stato necessario redigere gli atti di sequestro del mezzo e procedere al prelevamento campioni del prodotto da inviare al competente laboratorio di analisi per accertare l’esatta classificazione. Successivamente si sarebbe proceduto a redigere gli atti definitivi: denunzia dell’autista, comunicazioni ai vari uffici competenti. Per compiere tutto questo avrei avuto bisogno di essere aiutato oltre che da Nicola da un qualche collega con più esperienza di me in queste situazioni.
Era ora di pranzo, il veicolo con il prodotto era concentrato nel cortile della caserma, al momento il comandante di sezione non era presente. Mi rivolgo al brigadiere Rossi Domenico della mia stessa Sezione e gli chiedo se poteva darmi una mano. Si dichiara disponibile ma prima suggerisce di andare tutti a pranzo e nel pomeriggio potevamo procedere così ci sarebbe stata anche la presenza del capitano comandante la nostra sezione.
In cuor mio ero soddisfatto, il risultato di servizio era buono e sarebbe stato utile per la conferma della mia permanenza al reparto. Stavo ricevendo infatti le felicitazioni dei colleghi per l’intervento effettuato.
Verso le 15.00 arriva il comandante di sezione, il quale invece di complimentarsi per l’operazione eseguita mi propina un bel rimprovero lamentando il fatto che ancora non si era proceduto a redigere alcuno atto. Il brigadiere Rossi, prendendo le mie difese, fa presente che si voleva attendere proprio la presenza dell’ufficiale in caso avesse intenzione di estendere ulteriori indagini ed accertamenti in merito al sequestro avvenuto.
L’ufficiale fa presente che in primo luogo si devono redigere gli atti preliminari. In un secondo momento si sarebbe riservato di decidere ulteriori iniziative. Mi chiede la località dove è stato eseguito il fermo dell’autocisterna. Gli dico che è stato effettuato in un posto diverso quello indicato nell’ordine di servizio. Al che vedo nel suo viso una smorfia di diniego come per farmi capire che avrei dovuto rispettare l’itinerario e la località prevista. Ma non obiettò, perché è sempre stato il primo a pretendere iniziative da parte dei suoi collaboratori utili al raggiungimento di risultati.
Gli ho spiegato che nel posto indicato nel foglio di servizio era tutto regolare. Ero al corrente che nella zona dove è stato effettuato il fermo del veicolo ci poteva essere illecito traffico di prodotto petrolifero. Nel territorio circostante vi erano diversi depositi di oli minerali.
Così con l’aiuto di Rossi e dell’appuntato Conti ci mettiamo al lavoro per ultimare le operazioni inerenti il sequestro.
Di lì a poco il capitano mi annuncia che devo presentarmi al colonnello comandante la Caserma perché vuole da me personalmente alcuni chiarimenti. Di solito non sempre si avverte immediatamente il comandante del Gruppo quando si effettuano operazioni anche di una certa rilevanza. Ne viene sempre a conoscenza in un secondo momento. Già la mia testa frullava :”Vuoi vedere che mi sono cacciato in qualche guaio? Eppure sono convinto di aver eseguito il servizio in modo appropriato, non ci sono state violenze, incidenti, feriti ecc. da ambo le parti. Cosa vorrà da me il colonnello? L’unico problema a mio avviso è che è stato eseguito al di fuori da quando ordinato nell’ordine. Sarà per questo motivo che vorrà sentirmi?” Busso alla sua porta e mi fa entrare. “Lei è il brigadiere Abbaterusso che oggi ha effettuato il fermo di un’autocisterna carica di gasolio per autotrazione trovata senza documento di accompagnamento H-ter 16?” “Si confermo” gli rispondo. E lui: “Ma mi dica una cosa, siccome ho ricevuto una telefonata da un “onorevole” il quale mi chiede ragguagli in merito al suddetto sequestro gradirei sapere qualche altra notizia da lei oltre a quella di cui già sono a conoscenza. Mi spieghi come mai si trovava in quel luogo. Mi risulta che il suo ordine di servizio disponeva di essere da tutt’altra parte.” “Vuoi vedere che ora mi prendo invece di una gratificazione per l’operazione eseguita una bella lavata di testa?” Al che mi sono fatto forte e gli ho risposto: “Comandante, per tutto il tempo in cui siamo stati nella località prescritta non abbiamo riscontrato alcuna irregolarità agli autoveicoli controllati. Siccome corrono voci che nel territorio in cui abbiamo fermato l’autocisterna si effettuano traffici illeciti di oli minerali, di mia iniziativa, come per un presentimento, ho deciso di eseguire una puntatina poco prima della scadenza del mio ordine di servizio e mi sono trovato ad eseguire questo fermo. Tutto qui. Altro non avrei da aggiungere.” Il colonnello mi risponde . “Va bene così, puoi andare a riprendere il tuo lavoro”. Saluto ed esco e mi reco dal comandante di sezione per riferirgli della mia conversazione. Entrato nel suo ufficio mi rivolgo a lui esclamando: “Signor capitano io mi sono attenuto alle sue direttive in merito al fatto che bisogna essere buoni investigatori e che bisogna avere spirito di iniziativa al fine di creare situazioni che portino a dei risultati di servizio tali rendere un buon rendimento operativo a tutta la sezione. Io oggi così mi sono comportato ma a quanto sto notando sembra che abbia causato più problemi che soddisfazioni. Che vuole che io faccia? Forse la valigia per ritornare al mio reparto di provenienza? Così non provoco fastidi ad alcunchè? Ammetto che la mia sfuriata sia stata un pochino pesante. Ho pensato: “Ora mi riprendo un’altra lavata di testa dal capo sezione”. Invece il capitano mi guarda in faccia ed esplode in una gran risata e mi assicura di non preoccuparmi e di fare alla svelta a finire le operazioni riguardanti il fermo.

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