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Attività ginnico sportiva

Attività ginnico sportiva e corso di difesa personale
Mettersi in tuta da ginnastica per un’ora di attività fisica giornaliera è preferibile che non marciare su è giù per la Scuola anche se quel tipo di addestramento era contemplato nel nostro ordinamento. La Guardia di Finanza è organismo militare e deve sottostare a certe regole.
La Caserma è dotata di una bella pista di atletica leggera, dove si allena il Gruppo Sportivo Fiamme Gialle ma la struttura è anche a disposizione di noi allievi.
Ci viene insegnato anche l’attività di difesa personale. L’istruttore è un brigadiere del Corpo non ricordo se fosse o meno una “cintura nera” ma gli insegnamenti che impartisce sono seguiti con attenzione da tutti noi.

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Addestramento Militare

Addestramento militare
Le prime volte che ci dedichiamo all’addestramento formale che in pratica consiste nel fare piazza d’armi, cioè marciare ben allineati e coperti e recepire immediatamente gli ordini di alt, dietro front, fianco dest, fianco sinist, fronte dest, fronte sinist ecc.ecc. Succede di tutto. Non siamo più abituati a questo tipo di operazioni: da dove si proveniva certo non si faceva piazza d’armi ma bensì servizio d’Istituto. Una delle regole di questo tipo di addestramento è che l’allievo deve essere in grado di guidare lui stesso la compagine, sino al livello di Compagnia, plotone e squadra. Questo approccio provoca appunto malcelate risate da parte di tutti noi, istruttori compresi. I poveri malcapitati che devono condurre gli uomini non sono in grado di dare ordini precisi, così invece di vedere un reparto ordinato ed allineato succede di tutto. Sbandamenti a destra e a sinistra. Ondeggiamenti strani e imprecazioni sia da parte nostra che dagli istruttori.
Come ogni sabato mattina dobbiamo andare nella pineta adiacente alla Scuola per addestramento militare. Nel pomeriggio bisogna, con mia grande noia pulire la camerata e le armi, in quanto è sistematica la visita di un ufficiale istruttore per ispezionare sia l’ordine della camerata che le armi e tutto il corredo in nostra dotazione. Come armamento oltre alla pistola d’ordinanza “Beretta cal.9 corto” ci consegnano anche il fucile mitragliatore Beretta Mab. da tenere sempre ben oleato e pulito pena la ricezione di qualche punizione se non si ottempera a queste incombenze.
Ci viene insegnato anche come guidare le motociclette di 200 cc di cilindrata e alla fine si viene giudicati idonei alla conduzione di questo mezzo con il rilascio di un patentino.

Addestramento a quota “sette” – Lido di Ostia
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In Aula

In aula
Il programma delle lezioni è ben nutrito si passa da materie giuridico-economico-finanziarie a quelle prettamente militari. Abbiamo come insegnanti istruttori sottufficiali e ufficiali del Corpo ed anche professori che provengono dell’ambiente civile.
Questo avviene sia di mattina che di pomeriggio. C’è proprio poco spazio per fare altre cose. Questa attività si dimostra la più importante sotto il profilo della formazione professionale di ogni allievo. Le lezioni si susseguono al ritmo di ogni ora per materia, a volte anche due.
La mia partecipazione, devo riconoscerlo, non è tra le migliori. Ancora non riesco a trovare la concentrazione giusta per dedicarmi anima e corpo allo studio. Trovo ancora difficoltà a smaltire il cambiamento di vita che avevo al reparto e questo modo di procedere. A volte mi estraneo completamente dalle lezioni. Vivacchio, prendo raramente in mano le “sinossi” per andare a rileggere quello che gli istruttori impartiscono durante le loro lezioni. Al punto che una volta riesco anche a farmi un bel “pisolino”, mentre il Capitano La Rocca, comandante la compagnia tiene una lezione di cultura giuridica. Non si accorge del mio stato, pur essendo il mio posto situato nei primi banchi situati entrando a sinistra dell’aula. Con molta probabilità rimango fuori dal suo campo visivo. Mi va davvero bene, rischio molto, non so cosa mi sarebbe successo una volta scoperto.
Il capitano La Rocca è un ufficiale che non spreca le parole. Fisicamente minuto, dai modi pacati, si dimostra profondo conoscitore della materia che insegna. Durante la sua lezione non si sente volare una mosca, tutta l’aula presta attenzione, forse anche perché si esprime con tono di voce molto basso. Per questo ufficiale tutti noi abbiamo un timore reverenziale forse è dovuto al fatto che è anche il nostro comandante di compagnia e quindi ha potere su di noi non solo come insegnante ma anche come responsabile del buon andamento generale. Si deve riconoscere che nonostante il suo serio atteggiamento applica pochi provvedimenti disciplinari. Di questo gli allievi ne sono ben contenti.
Un’altra volta la fortuna non mi aiuta. Ancora c’è la lezione di cultura giuridica impartita questa volta dal supplente del capitano: il tenente Remediani. Questo ufficiale pur avendo frequentato l’Accademia proviene dalla nostra categoria. Prima è stato anche lui sottufficiale poi ha effettuato il passaggio. Chi ha costanza, intraprendenza, voglia di emergere e fortuna può affrontare questo salto di carriera. A volte viene in aula per sostituire il capitano La Rocca. Sembra comportarsi come uno che sta dalla nostra parte, con il suo accento romanesco fa delle battute spiritose mentre spiega la lezione così da tenere alta la nostra attenzione sulla materia che sta spiegando tanto da non renderla noiosa.
Proprio una di queste volte il tenente Remediani invece di mettersi a spiegare gli salta in mente di interrogare. Scorre il registro e dice:
“Oggi interroghiamo Abbaterusso, Ariano e Albarano”. Un brivido mi corre lungo la schiena. Non sono preparato per niente. Come dicevo, le mie sinossi sono ancora integre. Mi limito solamente ad ascoltare le lezioni impartite in aula e mai faccio il ripasso sui libri o sui manuali. Alle domande dell’istruttore mi arrampico sugli specchi, azzardo qualche risposta ma non lo convinco più di tanto. Dopo una breve tortura si rende conto della mia impreparazione e mi rimanda al mio posto con una bella sotto-media. Questo significa un voto scritto in rosso sul registro al disotto dei 20 ventesimi. Se non ricordo male mi affibbiò un nove. Ma non finisce lì, il fatto di aver preso un voto inferiore alla media automaticamente scatta anche una punizione. Credo che mi sia stato inflitto anche qualche giorno di consegna. Una brutta figura davvero nei confronti di tutta l’aula.
Quello che mi fece più arrabbiare non fu prendere il voto basso ma il fatto che anche i miei colleghi interrogati non è che se la siano cavata tanto meglio di me, ma a loro fu risparmiata la sotto-media. Covai questo malumore nei confronti dei miei colleghi per diverso tempo.

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Si inizia

Si inizia
Completati gli arrivi degli aspiranti al corso iniziano le assegnazioni dei posti letto. Io sono inserito in una camerata con altri 20 allievi rispettando l’ordine dei cognomi alfabeticamente.
Se non ricordo male al corso viene dato il nome :
“41° – Montello”.
Viene formato il “Battaglione Allievi” composto da 3 compagnie per 275 partecipanti. Ogni compagnia divisa in tre plotoni, ogni plotone diviso in tre squadre e così via. C’è anche un’aliquota di finanzieri di mare che partecipano anche loro al corso. Quando siamo in vena di scherzi, prendiamo in giro questi marinai, chiamandoli “scarica tavole”, questo è il soprannome che è in uso ai finanzieri di mare. Loro di rimando ci appellano come “scarponi”, ma tutto è fatto con grande correttezza, simpatia e goliardia.
Il comando della Scuola è retto ad un colonnello. Persona severa che pretende molto sia da noi allievi che da tutto il corpo istruttori. L’istituto deve funzionare nel migliore dei modi. Sotto il suo comando viene istituito l’uso di attraversare il piazzale antistante la caserma sempre di corsa in tutte le operazioni della giornata, sia quando si va in aula che quando si va a pranzo e cena. Dobbiamo sempre essere in forma fisica prestante. Alla nostra età, si può sopportare.
L’allievo Aureli conosciuto proprio il giorno del mio arrivo viene nominato “capo corso” in considerazione della sua anzianità. Questo significa che ha la responsabilità del buon andamento delle operazioni quotidiane degli allievi ed è il tramite con i superiori per ogni comunicazione o altro che perviene alla nostra Compagnia.
Ci informano che la nostra permanenza al Lido di Ostia si svilupperà nel seguente modo:
• nove mesi circa di studio ed attività militari-ginnico sportive, a conclusione delle quali ci saranno le gare di atletica per tutto il Battaglione e gli esami finali per il corso Allievi;
• un mese di campo estivo per addestramento militare;
• un mese di pratica di comando da effettuarsi presso vari reparti del Corpo;
• giuramento e per i promossi agli esami la consegna del grado di vicebrigadiere;
• licenza finale e al rientro della quale inizierà il corso per i vicebrigadieri.
Una novità, questa seconda fase, infatti viene istituita proprio in questo corso. Il motivo è per preparare l’attività del Corpo in previsione della riforma tributaria degli anni 70. Passaggio dall’Imposta Generale sull’Entrata all’Imposta sul Valore aggiunto. Modifiche anche alle Imposte Dirette.
Sono proprio scalognato, già da quando sono entrato alla Scuola Alpina. Prima il corso durava 6 mesi, arrivo io e lo portano a 9 mesi. Ad Ostia prima del mio arrivo erano 9 mesi adesso viene raddoppiato. Non c’è male. Con rassegnazione devo sorbire tutte queste novità.
La nostra uniforme di finanziere viene arricchita con due filetti dorati cuciti a fianco delle mostrine, che poi sono le nostre fiamme gialle. Questo per confermare lo stato di “Allievo Sottufficiale”. La divisa quindi si completa anche con l’uso di guanti bianchi che devono essere indossati quando si esce in libera uscita.
Ci conducono al magazzino vestiario dove ci viene fornita una dotazione completa di capi di abbigliamento da usare per ogni occasione, tute da ginnastica, tute da lavoro, da combattimento, divise estive ed invernali, biancheria, calze, scarpe, scarponi. Non c’è che dire, davvero un buon equipaggiamento. Nel frattempo mi arriva il baule spedito da Bellagio, così ho modo di riordinare per bene le mie cose.
Ci forniscono di tutto il materiale occorrente per lo studio delle materie:
libri, codici, sinossi. Nel gergo militare si definiscono “Sinossi” i testi utilizzati per l’apprendimento delle varie discipline di insegnamento previste dal programma didattico.
La nostra giornata è scandita da ritmi precisi. A seconda della stagione, la sveglia viene effettuata alle 06.30 in estate e alle ore 7.00 d’inverno. Ci si deve alzare e andare a dormire al suono della tromba. Al mattino dopo le operazioni attinenti la pulizia personale, mezz’ora circa, tutte le compagnie devono trovarsi in piazza d’armi, per la cerimonia dell’alza bandiera. Poi si può andare a fare colazione sempre in ordine di squadra, plotone e compagnia. Mezz’ora per la colazione e poi subito in aula per gli studi. Un’ora dedicata ad esercitazione fisica o alternativamente ad addestramento formale nella piazza d’armi. Dobbiamo saper marciare e anche saper guidare il plotone e la squadra imparando gli ordini del caso.
Mi sembra di ritornare ai tempi della Scuola Alpina, ma qui il trattamento che viene dato agli allievi è molto diverso. Si pretende molta più precisione ed è tutto più freddo e distaccato da parte degli istruttori sia sottufficiali che ufficiali.
La disciplina è veramente rigida. Io prendo tre giorni di punizione per non aver sistemato il mio posto letto, al momento della sveglia mattutina. La regola è che prima di andare a lavarsi bisogna disfare la brandina per far prendere aria alle lenzuola e una volta ritornati dai bagni rifare il letto come ci è stato insegnato, tutti allo stesso modo, e rimettere in ordine la propria postazione. Malauguratamente un giorno tralascio questa incombenza e mi trovo punito con la seguente motivazione: “Tre giorni di consegna per non aver arieggiato gli effetti letterecci”. Ispezione effettuata di sorpresa da uno dei nostri tenenti comandanti di plotone…sigh! Il tenente Taurino. Lui è il comandante del 1° plotone al quale io appartengo. Questo ufficiale è abbastanza volubile e pignolo, ha la consegna facile, ci dobbiamo guardare bene dal non commettere stravaganze in sua presenza. Insegna “Imposte di Fabbricazione”.
Non ci è permesso di dissentire, recriminare o contestare l’operato degli istruttori. Tutto quello che ci viene imposto deve essere eseguito senza discutere pena qualche punizione. Tuttavia nonostante tutta questa disciplina lentamente si riesce a capire il funzionamento dell’Istituto e si accetta di buon grado la situazione.
A differenza della Scuola Alpina dove tutti provengono dall’ambiente civile, qui gli allievi giungono da tutte le parti della Penisola isole comprese e ognuno di noi porta il bagaglio di conoscenze acquisite nei distaccamenti, nelle brigate, nelle tenenze, nelle compagnie, nei gruppi e nelle legioni. Chi ha fatto servizio ai confini, chi ai porti, chi ai valichi di frontiera, chi all’interno del territorio. Questo è anche positivo che oltre agli studi fatti in aula si può apprendere anche a livello pratico facendo tesoro delle esperienze di questi finanzieri. La mia camerata è un crogiolo di dialetti, siciliano, toscano, veneto, emiliano, piemontese, ligure, lombardo, ecc.ecc.
Comincio a conoscere i miei compagni prima quelli di camerata più vicini di branda : Albarano, Ariano, Angeletti, Angelucci, tutti cognomi che iniziano con la lettera “A”. Nella camerata, composta da 20 letti si arriva fino alla lettera “D”: De Nadai, De Paolo ecc., gli altri faccio fatica a ricordarmeli. Ci vorrebbe il famoso “Numero Unico” sorta di diario che viene pubblicato a fine Corso dove sono inserite le azioni più importanti dell’attività svolta alla Scuola con inserito l’elenco di tutti i partecipanti. Sfortunatamente questo libro l’ho smarrito. Chissà dove l’ho posato! Per fortuna invece ritrovo un vecchio album nel quale sono riportate fotografie che, scorrendole è come aver tolto una patina di polvere dalla mia mente e mi aiutano a descrivere con più attenzione quanto è accaduto alla Scuola.
Comincio anche a conoscere quelli delle altre squadre e plotoni. Ci ritroviamo tutti i giorni in aula, la Compagnia di cui faccio parte è al completo e durante le pause tra una lezione e l’altra ci scambiamo le nostre impressioni.

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Settembre 1967

Settembre 1967
Mi trovo a prestare servizio in quel di Bellagio, una bella località posta sulla punta estrema del lago di Como, quando mi viene recapitato un ordine di trasferimento per partecipare, finalmente, al Corso Sottufficiali presso la Scuola della Guardia di Finanza di Ostia.
Nonostante abbia già fatto un precedente corso alla Scuola Alpina di Predazzo per la nomina a finanziere e dopo circa quattro anni di servizio ordinario tra vari luoghi del confine svizzero rieccomi di nuovo ad affrontare nuovamente un reparto di istruzione.
Ci sono voluti tre tentativi per essere ammesso. La prima volta non entro in graduatoria pur avendo superato entrambi gli esami sia scritti che orali. Ricordo ancora la domanda che mi fece il generale Scibetta, presidente della commissione, dopo che avevo risposto positivamente alle prove orali:
“Ma tu quanti anni hai e da quale reparto provieni?” Gli rispondo:
“ Ne ho diciannove e mezzo e il mio reparto di provenienza è la brigata di frontiera di Colombirolino, nella Legione di Como”.
“Caspita sei un giovanotto e quindi non ti dispiacere, se per questa volta, nonostante le prove che hai superato potresti non entrare nella lista degli aspiranti allievi idonei a partecipare al Corso. I posti non sono molti e potresti non classificarti in quelli disponibili”.
Così avviene infatti, rimango fuori per poco più di una ventina di posti. Al secondo tentativo invece non supero nemmeno la prova scritta.
Non mi scoraggio da questi esiti negativi e non perdo la voglia di studiare. Mi tengo aggiornato. Nei momenti liberi dal servizio ripasso le materie che sono prescritte per questo tipo di concorso. Sostanzialmente le prove vertono su: italiano, analisi logica, grammaticale, del periodo, conoscenza dei verbi, regolari ed irregolari, elementi di matematica e di geografia, cultura generale,
In geografia, specialmente, gli esaminatori pretendono molto, pertanto imparo a memoria tutte le altitudini delle principali montagne, i nomi e la lunghezza di tutti i fiumi, in primo luogo gli affluenti del Po, sia di destra che di sinistra, le Regioni, le Provincie, ecc. ecc.
Al terzo tentativo riesco ad ottenere un ottimo punteggio alla prova scritta: 18,500 su venti. Questa era il criterio di valutazione. Supero brillantemente anche la prova orale, al punto che mi classifico alla diciottesima posizione su 275 partecipanti. Non male. Purtroppo questa classifica non mi servirà molto ai fini del proseguimento del Corso ma avrà efficacia quella stilata alla fine del Corso Allievi.
Fatte queste premesse, ora mi devo accingere a lasciare il reparto di Bellagio e raggiungere la nuova sede. Raccolgo in un baule da inviare ad Ostia, parte dei miei effetti personali che non servono immediatamente, gli altri li metto in valigia.
Denominata la perla del Lago di Como (Bellagio) il luogo, che mi appresto a lasciare è forse è stato il migliore in assoluto, sotto tutti i punti di vista, come attività di servizio, come contatti sociali con la popolazione locale e soprattutto con i colleghi. Siamo come una famiglia, composta da pochi elementi. Purtroppo devo dimenticare tutto questo ed affrontare una nuova realtà. E’ un passaggio di carriera abbastanza favorevole per me. Sono consapevole che avrò maggiori responsabilità. Essere un sottufficiale della G.di F. richiede un maggior contributo e impegno nell’ambito dell’attività prevista dal Corpo.
Con nostalgia e con una punta di emozione, saluto i colleghi di Bellagio i quali mi fanno gli auguri per la nuova impresa che mi attende.
Un amico del luogo mi aiuta a caricare sul suo furgoncino il baule e la valigia e mi accompagna in stazione a Lecco.
Il tratto di strada è abbastanza stretto e bisogna fare attenzione alle numerose curve ma l’autista è esperto dei luoghi e non ha alcuna difficoltà alla guida del mezzo. Il paesaggio che lascio alle mie spalle è qualcosa di meraviglioso: le montagne che circondano il lago, di manzoniana memoria, fanno da cornice e si rispecchiano nella tranquillità delle sue acque. La vegetazione è stupenda, alberi e fiori di ogni specie crescono su questi pendii. Nel mese di maggio c’è un’esplosione di colori con la fioritura delle azalee. Qui ogni giardino di ogni casa, di ogni albergo possiede queste splendide piante. Mi prende una certa emozione e malinconia al pensiero che non potrò rivedere questi posti chissà per quanto tempo.
Arriviamo in stazione, che è già tardo pomeriggio. Scarico i bagagli, ringrazio e saluto il mio amico per l’aiuto che mi ha dato e mi appresto a fare il biglietto ed effettuare la spedizione del baule con destinazione: Ostia.
Il treno è in partenza in perfetto orario. Il viaggio è abbastanza tranquillo.
Giunto a Roma mi informo quali sono i mezzi per raggiungere il lido di Ostia, mi indicano che c’è la possibilità di prendere la metropolitana. Così faccio e finalmente all’imbrunire del giorno dopo eccomi davanti alla Scuola Sottufficiali.
La prima impressione che ho guardando da fuori vedo un bell’edificio di vaste dimensioni a più piani, con un bell’ingresso ed a sinistra a fianco del cancello principale intravedo una garitta, ma la sentinella non c’è. Chissà come mai. Entrando subito a destra ci sono dei locali, uno di questi è il corpo di guardia. Questo è il posto principale di accoglienza. Chi viene da fuori, deve necessariamente presentarsi in questo luogo. Entro in questo locale con la mia valigia, mi presento al militare che staziona lì davanti: il “sottufficiale di giornata”. La mansione di questa persona unitamente a quella di un ufficiale che per la circostanza è chiamato “ufficiale di picchetto”, è quella di vigilare sia in ingresso che in uscita tutto il movimento che avviene nella Caserma. E’ il biglietto da visita del reparto di addestramento. Penso che sia un uso comune in tutte le caserme la presenza di queste due figure. In pratica chi entra e chi esce dalla struttura militare ricade sotto l’osservazione di queste persone.
Bene mi avvicino al sottufficiale di giornata per comunicargli il mia presenza e consegnare alcuni documenti: il cosiddetto “foglio di via” e “l’ordine di trasferimento”.
Qui comincia il bello.
Non appena mi presento a questo soggetto sono investito da una sequela di domande, fatte tutte a voce alta, come sei io fossi sordo, dandomi subito del “lei”. “Lei chi è, si presenti e rimanga sull’attenti, da dove viene e cosa è venuto a fare qua. Non le hanno insegnato che davanti ad un suo superiore deve salutare militarmente. Non le hanno insegnato a presentarsi, dando nome cognome, grado e reparto di provenienza. Lo sa che lei qua è in un reparto di addestramento militare? Non lo sa? Mi dia i documenti e si sieda lì in fondo e aspetti istruzioni.”
Sono sconcertato. Che male ho fatto? Cosa ho combinato?
Stesso comportamento per tutti coloro che come me si presentano per essere ammessi a frequentare il Corso. Vado a sedermi accanto ad altri malcapitati increduli sul comportamento di questo brigadiere. Nessuno ha il coraggio di parlare, siamo ammutoliti. Dopo i primi minuti di smarrimento ci chiediamo se questo è il modo è di trattare i poveri finanzieri che vengono dai reparti di tutta Italia.
Di fronte a me c’è un finanziere, abbastanza anziano, testa pelata, corporatura robusta, dalla fede al dito deve essere anche sposato. In genere chi si presenta per questo tipo di percorso è giovane e celibe. Ma questo si vede che ha famiglia ed è alquanto desolato perché ha avuto lo stesso trattamento subìto da me e tutti gli altri. Ricordo ancora il suo cognome: “Aureli”, perché successivamente ci troviamo nella stessa camerata per il semplice fatto che dispongono la sistemazione dei partecipanti usando l’ordine alfabetico.
Questa persona con molta probabilità è informato più di me e degli altri sulla gestione usata in questo ambiente per cui esordisce con un avvertimento.
Ragazzi ci dice:
”Qua è così, questa è la scuola del Lido di Ostia e mettetevelo bene in testa che è tutto diverso dall’ambiente che avete lasciato. Io sono sposato e quasi quasi mi pento di aver fatto questo passo. Non so se resisterò a questo tipo di vita, ho famiglia e devo pensare anche a loro. Avete visto che accoglienza? Hanno iniziato da subito a darci del “lei”, questo dimostra che ci tengono a debita distanza, non vogliono essere confidenziali ed assumono un atteggiamento freddo e distaccato dalle nostre persone. Dimenticatevi delle abitudini precedenti, non crediate che il corso sia come quello da allievo finanziere. La metodologia qua è ben diversa. Vi dico questo perché ho avuto contatti con persone che hanno frequentato in precedenza la Scuola e me ne hanno raccontato di cotte e di crude. Questo primo impatto che avete avuto ne è un esempio. Pertanto mettetevi l’animo in pace e se vi va di affrontare le regole imposte in questo ambiente bene, altrimenti tornatevene al reparto di provenienza.”
Lo sfogo di questo finanziere mi impressiona, mi fa sobbalzare, la mia testa comincia a formulare mille pensieri.
”Avrò fatto la scelta giusta? A Bellagio stavo così bene, eravamo in pochi e tutto procedeva regolarmente. Facevo i miei turni di servizio e nel tempo libero andavo dove volevo. Addirittura ero riuscito a prendermi anche la patente di guida. Il rapporto con il comandante era ottimo. Non faceva pesare per niente la sua autorità e tutto procedeva in modo ordinato e corretto. Con i colleghi andavo d’accordo”. Ora qua devo totalmente adeguarmi ad un sistema di vita completamente diverso da come ero abituato.

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