Pratica di comando

Pratica di comando
Il campo estivo è finito ora bisogna rifare i bagagli e prepararsi per raggiungere i luoghi che ci hanno assegnato per fare “pratica di comando”. In sostanza si tratta di mettere in atto le nozioni teoriche apprese al corso di studi e nel contempo anche essere di ausilio ai militari che si trovano in quelle sedi.
Insieme ad altri allievi il reparto che devo raggiungere è la compagnia di Porlezza. La cittadina si trova nella provincia di Como in Lombardia. Adagiata sulle sponde del Lago di Lugano è una località a spiccata vocazione turistica: nei mesi estivi è infatti meta di molti turisti e turiste, in particolar modo olandesi, tedeschi e svizzeri.
Nei momenti liberi dagli impegni, considerato che siamo in estate e che la zona è turistica non manca quel poco di svago. Ci viene concesso anche l’uso degli abiti civili. Quindi non c’è male come assegnazione nonostante che il tipo di attività contemplato nell’ordinamento della Compagnia è orientato a servizi anti-contrabbando. Bisogna andare su e giù per le montagne circostanti, di notte e di giorno oppure essere impiegati al servizio doganale al valico della Tenenza di Oria che dipende da Porlezza.
Sono i luoghi in cui nel lontano 1895 si è ispirato lo scrittore Antonio Fogazzaro nella scrittura del romanzo “Piccolo Mondo Antico”. L’ambientazione descritta in quelle pagine si rispecchia ancora oggi nel presente, sembra che nulla sia cambiato rispetto a quell’epoca. I paesaggi sono di una bellezza unica: il lago, i monti, i paesini, le ville. Un posto dove trascorrere una bella vacanza.
Nonostante queste bellezze che pur ho goduto nei momenti liberi dalle attività in questi posti si doveva lavorare. Ricordo ancora il nome del comandante la compagnia: capitano Luciani in cui ho la soddisfazione di effettuare, di notte, un servizio di repressione del contrabbando con lui a capo della nostra pattuglia composta da me e un altro allievo, forse era Albarano o Ariano, non sono sicuro. Questo ufficiale suscita meraviglia per il suo atteggiamento nei nostri confronti. In effetti si dimostra una persona molto alla mano. Abituati noi alla Scuola ad avere un certo riserbo e distacco nei confronti degli ufficiali, costui ci mette a nostro agio quasi fosse uno di noi. Singolare il fatto di aver preso parte al turno di di notte come se fosse anche lui un normale militare. Di solito gli ufficiali controllano l’operato dei dipendenti e non vanno con loro in pattuglia.
Sconcerto provo invece dal comportamento avuto dal tenente Dell’Angelo comandante del valico autostradale della tenenza di Oria. Questo reparto è sotto le dipendenze della Compagnia di Porlezza. Il valico si trova sul lago di Lugano al confine Italo-Svizzero nella frazione di Oria dipendente dal Comune di Valsolda. Sono sul posto per dare ausilio ai finanzieri comandati al controllo doganale di persone e mezzi in entrata ed uscita dalla Stato. Fa caldo, c’è molto traffico di autoveicoli. Ad un certo punto chiedo il permesso al capo valico, non ricordo bene se fosse un brigadiere o altro, di allontanarmi per recarmi presso il vicino bar per dissetarmi. Ordino una coppetta di gelato e comincio a gustarlo quando mi sento chiamare da una persona proveniente dal posto in cui ero stato assegnato. Costui gridando ad alta voce verso di me con fare autoritario ed anche arrogante mi dice:
“Cosa fa lei qui non sa che deve essere al suo posto a fare il suo lavoro invece di bighellonare al bar? Sono il tenente Dell’Angelo comandante la tenenza. Si rechi immediatamente da dove è venuto e faccia quello che per cui è stato inviato qua. Di questa sua mancanza provvederò ad informare i suoi superiori diretti. Voi allievi sottufficiali invece di collaborare siete di intralcio alle nostre normali attività”.
Sono pietrificato, ma come? Mi sono allontanato si… ma ho chiesto il permesso, non sono andato via senza dire nulla. Avevo sete e volevo dissetarmi e poi ritengo di essermi impegnato in quello che stavo svolgendo e non mi pareva di essere d’impiccio.
Da informazioni chieste in giro vengo a sapere che il tenente prima di diventare ufficiale faceva parte della nostra categoria. Non molti facevano questo passaggio. Non era una cosa facile, perché bisognava ugualmente frequentare il previsto periodo in Accademia per uscire con il grado di sottotenente.
Penso alla differenza di stile tra un ufficiale come il Capitano Luciani e questo signore.
Ancora mi chiedo del modo di fare di questo soggetto e non so darmi una risposta precisa. Chissà forse avrà avuto qualche trauma quando era sottufficiale.
Rapportarsi con queste persone molti di noi sono convinti che ci sia una condizione più favorevole nei rapporti quotidiani. Pare proprio che a volte non sia così. Comunque un certo comportamento penso sia dovuto dal carattere di una persona a prescindere dai gradi rivestiti con chiunque si abbia a che fare. In fin dei conti tutti siamo essere umani con le nostre debolezze e con le nostra aspirazioni.
Comunque quell’episodio fortunatamente non ha provocato implicazioni disciplinari a mio carico.
Lasciate da parte queste considerazioni una cosa piacevole emerge dalla mia permanenza a Porlezza. Ho la possibilità di ritornare in quel di Bellagio dopo neanche un anno di assenza. Le due località infatti non sono distanti. Siamo sempre nella provincia di Como. Una è situata sul lago di Lugano, l’altra sul lago di Como. Così che un giorno riesco ad ottenere un permesso e con qualche amico allievo ritorno al mio vecchio reparto a salutare i colleghi che ancora sono in quella sede e qualche persona del luogo.
Rivedo, il molo dove attraccano i traghetti che fanno la spola tra le sponde del lago, le bellissime ville Melzi d’Eril, Serbelloni. I locali gremiti di turisti seduti ai tavolini intenti a gustare le loro ordinazioni e ad ammirare il lago e tutto quello che gli sta attorno.
Il tempo a mia disposizione è poco, e devo fare ritorno a Porlezza contento però di essere riuscito ad esaudire questo mio desiderio.

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