Sica

Perché mi sono iscritto a Facebook?
Premetto che sono stato sempre restio ad iscrivermi, avevo come un rifiuto nell’avventurarmi in quel mondo. Si sentono e dicono molte cose negative sul suo conto e quindi ho sempre desistito. Il motivo che mi ha convinto a farne parte, si trova nel racconto che vado a descrivere.
Non vorrei annoiare con questo mio scritto gli amici di FB, non voglio raccontare la storia della mia vita ma mi sono deciso a mettere nero su bianco qualcosa riguardante i miei ricordi di oltre 50 fa. Da giovane finanziere, ero stato trasferito, appena uscito dalla Scuola Alpina di Predazzo, ad un Reparto del confine italo-svizzero in provincia di Como: “la Brigata Frontiera della Guardia di Finanza di Colombirolino.”
Per raggiungerla dovevo percorrere qualche chilometro a piedi in mezzo al bosco partendo dal vicino paese di Cavallasca, in provincia di Como. Alla fine si raggiungeva una radura in cui si trovava la Caserma. Il luogo non era dei più idilliaci. Era proprio a ridosso del confine e a pochi metri dalla rete fiscale messa a tutela del nostro confine. Gli alloggi non erano certo camere di albergo: pavimenti in tavole di legno, che producevano un sacco di polvere. Ci si accorgeva di questo quando dovevamo pulirli. Letti a castello, armadi in plastica acquistati di tasca propria, per contenere i nostri capi di abbigliamento. Come riscaldamento avevamo una semplice stufa a gas Il lavoro che si doveva svolgere era notevolmente disagiato, turni impossibili, sia di giorno che di notte, continue ispezioni da parte dei superiori gerarchici. Erano gli anni sessanta e a quell’epoca in quelle zone di confine tra la Svizzera e l’Italia il commercio principale era il contrabbando di sigarette che noi come Corpo della G.di F. dovevamo contrastare. Eravamo una ventina di militari più due sottufficiali un brigadiere e un vicebrigadiere.. Nonostante tutti questi disagi tra noi era sorta una specie di amicizia e solidarietà al punto di dispiacermi quando fui temporaneamente trasferito ad altro reparto sempre al confine italo-svizzero. Anche questo abbastanza disagiato. Ma non vedevo l’ora di ritornare a Colombirolino per vivere e condividere insieme ai compagni quei disagi. Si usciva in pattuglia in genere in coppia e a volte con un militare cinofilo conducente di cane addestrato alla lotta al contrabbando. Anche se ho vivo in me il ricordo di quegli anni non mi vengono in mente tutti i nomi dei colleghi ma uno in particolare lo ricordo. Non faccio il suo nome per rispetto della sua privacy nonostante il tempo trascorso. Era conduttore di un cane chiamato “Medom”. Purtroppo questo animale non era ben addestrato e quando uscivamo di notte in pattuglia insieme a lui era una tragedia. Ne combinava di tutti i colori. In genere la regola era che dovevamo percorrere i sentieri a ridosso del confine a passi felpati, in assoluto silenzio, le orecchie tese a percepire il minimo rumore. Ma il cane a volte, sfuggiva al controllo del conduttore e saltellava di qua e di la per il bosco, mettendosi a rincorrere qualche animale notturno facendo quindi un casino indicibile. Il suo conduttore non era da meno in quanto per riprenderlo si metteva a gridare in piena notte. Così il caos era completo. Se c’era qualcuno in zona certamente sentiva tutto il baccano e il fracasso che combinavano i due. A voglia di richiamarlo e dirgli di non comportarsi in quel modo specialmente di notte. Era inutile, io, al momento mi arrabbiavo ma a fine turno di servizio, ci si rideva sopra. Lui se la prendeva con il suo cane e io a dirgli che la colpa era sua che non lo aveva addestrato bene. Questo ragazzo di origini calabresi, proveniva da un paese dal nome esotico che sembra un villaggio indiano; lo canzonavamo e lo prendevamo in giro, sempre allegramente e non in modo offensivo, per il modo di agire maldestro suo e del suo cane. Si comportava nello stesso modo anche con gli altri colleghi con i quali usciva in pattuglia. Nonostante tutto, con lui ero diventato un buon amico. Una volta mi aveva invitato ad andare con lui a Milano a trovare suoi parenti a bordo di una lambretta di sua proprietà. A dire il vero non ricordo da dove fosse sbucato questo mezzo, considerato che era impossibile tenerlo in Caserma per mancanza di spazio. Così che da Colombirolino, (confine italo-svizzero in provincia di Como) abbiamo preso la strada per Milano. Per tutto il tragitto abbiamo riso e scherzato. Lui era davvero un tipo allegro e simpatico.
Come non ricordare questi episodi anche a distanza di più di 50 anni
Io avevo poco più di 20 anni e nonostante i disagi del posto e del servizio che dovevamo compiere affrontavo sia io che i miei colleghi volentieri tutto questo. Del resto le soddisfazioni di indossare una divisa, di portare un arma di ordinanza e di mettere in pratica tutti gli insegnamenti ricevuti alla Scuola Alpina mi riempiva di orgoglio e sopportavo tutto. La vita non era facile, i problemi non mancavano. Ripensando pertanto a questi episodi ecco che mi viene alla mente il nome, il cognome di questo giovane finanziere cinofilo. Faccio una ricerca su Google e trovo sue tracce. E’ iscritto a Facebook. Anche se sono trascorsi moltissimi anni, lo riconosco, è lui. Vado nelle pagine bianche, rintraccio numero telefonico ed indirizzo. Provo a chiamare diverse volte ma trovo sempre la linea libera. Mah! penso forse non abita più lì e si è trasferito in altro luogo. Sto perdendo le speranze, quando pochi giorno or sono ritento, mi sento rispondere al telefono :
“Chi sei?”, mi chiede. Mi faccio riconoscere. Dico il mio nome e cognome. Attimi di esitazione, ancora non è convinto di quello che gli sto dicendo. Gli racconto tutta la storia di quando eravamo insieme alla Brigata di Colombirolino, insieme in pattuglia con il suo cane Medom. In un primo momento rimane perplesso, poi man mano che gli racconto gli avvenimenti vissuti insieme si è rende conto chi sono effettivamente. Un suo collega e compagno di lavoro. Per farla breve, per mettermi in pieno contatto con lui e per inviargli qualche foto di quel periodo ho dovuto iscrivermi su Facebook .

Vai alla pagina: Colombirolino