Trimblo

6^ Legione Guardia – Como – anni 1964/1967
Brigata di Colombirolino
La brigata dipendeva dalla Tenenza di Gironico e dalla Compagnia di Olgiate Comasco.
“TRIMBLO”
Questo era il soprannome affibbiato, a sua insaputa, al finanziere Mario (nome di fantasia) per rispetto alla sua privacy.
Il motivo era dovuto al fatto che ci eravamo accorti che quando doveva, per qualsiasi ragione, maneggiare qualche timbro lui ne storpiava il nome in “Trimblo”. Per questo difetto, a sua insaputa, lo sfottevamo e ci facevano tante risate e alle sue spalle. Questo accadeva in genere quando doveva presentare un foglio di permesso e c’era bisogno dell’attestazione del comandante attraverso il suo timbro. Per abbreviare, sia noi che Mario, timbravamo. Il comandante quindi autorizzava il permesso, apponendo semplicemente la sua firma. Oltre a questo difetto ne aveva anche un altro. Questa era una anomalia ricorrente in quei posti e in quei periodi, la chiamavamo: “bricollite”. Chi è stato alla legione di Como sa bene di che parlo come del resto è stata ben descritta anche in un racconto di Pasqualino Fadda su questo gruppo.
Il pensiero fisso del finanziere Mario, a tutte le ore del giorno e della notte, era quello di sequestrare bricolle. Sfruttava anche le ore di permesso e libera uscita per poter procedere a dei sequestri..
In qualche occasione mi sono trovato ed effettuare fermi di sigarette di contrabbando insieme a lui. La gioia che provava era incontenibile, il suo viso diventava rosso, ed era come se andasse in estasi contemplativa. Bisognava strattonarlo perché rientrasse in sé.
Un bel giorno, mi trovo ad uscire di pattuglia con lui. Nell’ordine di servizio vi è indicato: orario 10/16, l’itinerario da percorrere, con vari soffermi , era contemplato in diversi posti. Tra questi quelli che ricordo meglio e che meritano un poco di approfondimento, erano: il sentiero di Monte Sasso, detto anche Sasso di Cavallasca, la “Scala del Paradiso”, la rete denominata “Ramina” e la località Maiocca.
Percorrendo il sentiero di Monte Sasso ci si immergeva in una natura rigogliosa. Facile imbattersi anche in qualche scoiattolo, vederlo saltellare da un ramo all’altro di castagni, betulle, noccioli, ciliegi selvatici e faggi. Lì si incontrano anche siti di interesse culturale. Questo territorio, non so, se all’epoca in cui c’eravamo noi, facesse parte, come attualmente, del “Parco Regionale Spina Verde”. Ha infatti una caratteristica unica nel suo genere: è un parco di confine e per questo motivo permangono sul suo territorio alcuni manufatti singolari costruiti proprio per “difendere” il territorio italiano.
La cima del Monte Sasso è ad un’altitudine di circa 614 metri sul livello del mare. In questo posto vi sono anche due punti panoramici che attirano moltissime persone per la spettacolare vista che si può godere dalla loro posizione. Dal primo è possibile vedere i comuni di Cavallasca e di San Fermo della Battaglia, sullo sfondo, la pianura padana con Milano e nelle giornate terse gli Appennini.
Dal secondo punto è possibile vedere il panorama del bacino del lago di Como.
Un’altra caratteristica è sicuramente la Scala del Paradiso. Il nome rende bene l’idea dei più di novecento gradini di cui è costituita. Collega Ponte Chiasso con il Sasso di Cavallasca. Costruita alla fine dell’ottocento per favorire il controllo del confine da parte della Guardia di Finanza, ha paradossalmente finito per essere una “infrastruttura” a servizio di chi, illecitamente, ha contrabbandato beni di diverso genere tra Svizzera e  Italia negli anni 50-70 del secolo scorso. È infatti possibile ritrovare, in numerosi punti tratti della rete di confine, denominata “Ramina”. La rete sorge tutta all’interno del territorio Italiano, infatti è possibile notare come il vero confine di Stato, segnalato con bassi cippi di pietra, sia almeno 5-15 metri oltre la stessa rete. Nel secolo scorso la Guardia di Finanza pose dei campanelli su questo manufatto al fine di segnalare la presenza di contrabbandieri intenti a oltrepassare illegalmente il Confine.
Oggi che il fenomeno del contrabbando è sostanzialmente finito l’opera è rimasta a testimonianza del passato.
Ritornando al nostro turno di servizio, tutto procedeva tranquillo, la giornata era bella, si respirava un ‘aria buona su Monte Sasso. Era l’ultimo appostamento previsto dopo essere stati alla Maiocca e fatto un tratto della scalinata del Paradiso. Stavamo godendoci quel momento, quando vediamo in basso su un sentiero sottostante, in lontananza, un certo movimento di persone. Ci siamo alzati, dalla piazzola in cui eravamo appoggiati, per capire meglio cosa stava accadendo. La distanza tra noi e quelle persone non era molta, l’ostacolo principale era il dislivello che ci separava. Il sentiero infatti era più in basso della nostra posizione, c’era un bel salto da fare. In poche parole, ci accorgiamo che quelle non erano semplici persone ma spalloni con delle bricolle sulle spalle, contenenti con molta probabilità sigarette di contrabbando. Purtroppo si sono accorti della nostra presenza e hanno cominciato a correre. Ne abbiamo contati tre, ma forse erano di più, gli altri non ricadevano nella nostra visuale. Avvicinarsi a loro, ci siamo resi conto che era abbastanza problematico, a causa del dislivello che separava la nostra posizione con il sentiero sottostante. A parte questo intoppo, Mario ed io, in una attimo, abbiamo preso la decisione di inseguirli, cercando di avvicinarci a loro il più possibile, gridando nel frattempo il fatidico “MOLLA”. Non è servito a nulla. Hanno cominciato a fuggire con tutto il carico, al punto che, il nostro inseguimento è risultato vano. Io ne avevo puntato uno che mi sembrava il più facile da raggiungere, ma questa persona aveva le gambe che sembravano due trampoli, tanto erano lunghe. Correva come una lepre, nonostante il carico che aveva sulle spalle. Sono rimasto allibito da questo comportamento e dire che mi difendevo bene con la corsa considerando i miei vent’anni. Alla prima curva infatti l’ho perso di vista. Sono arrivato fino alla fine del sentiero, dove si congiungeva con una strada carrozzabile, con l’intento magari di scoprire l’autovettura, predisposta per contenere il carico illecito ma non ho visto nulla. Il tipo si dileguato nella boscaglia. A nulla è valso il colpo di fucile esploso in aria a scopo intimidatorio. Raramente ne facevo uso ma quella volta, quando ho capito che proprio era impossibile raggiungerlo, mi sono preso la libertà di farlo. Ci era stato consigliato, di usare le armi con estrema cautela, anche se, con i dovuti accorgimenti, previsti dalla legge 4 marzo 1958 nr. 100, si poteva farne uso, trovandoci in zona di vigilanza doganale.
Fatto sta che dell’inseguito ne avevo perso proprio le sue tracce. Analogo epilogo è toccato al collega Mario. Si era messo ad inseguire gli altri due ma con lo stesso risultato. Quel giorno ci avevano messo nel “sacco” come si suol dire. Con molta probabilità, erano perfetti conoscitori del luogo e al momento opportuno, hanno fatto perdere le loro tracce. Il collega (TRIMBLO) l’ho visto notevolmente affaticato, deve aver sofferto molto nell’inseguimento anche in considerazione del fatto che il suo fisico non era proprio da corridore ma ben piantato e un poco tarchiatello. Gli era venuto un fiatone pauroso, tutto in rosso in viso, faceva fatica anche a pronunciare qualche parola. Con la sua smania di sequestro, non essere riuscito a fermare, per lui è stato un o smacco insostenibile. Era davvero abbattuto. Ho cercato di consolarlo, una volta ripresosi da quell’inutile fatica, rabbonendolo e rammentandogli che, ci sarebbe stata sicuramente altra occasione, per sequestrare merce di contrabbando. Considerato quindi che il nostro turno era giunto alla fine, mestamente abbiamo ripreso la via del ritorno in Caserma.

La Scala Paradiso e mappa di Monte Sasso
Vai alla pagina:Colombirolino