24 dicembre 1994

24 Dicembre 1994
Milano, Via Melchiorre Gioia, sede del Comando Legione.
Mi trovo in fila con diversi colleghi in uno stanzone semibuio, alla fine di questo c’è un tavolino con una sedia nella quale è seduta una persona in abiti civili, non saprei quindi se è un graduato o un semplice finanziere. Il suo compito è quello di ricevere pistole e tesserino di riconoscimento depositate da tutte quelle persone che attendono in fila il loro turno. Man mano che lasciano questi oggetti egli procede ad una spunta su di un elenco che ha davanti a sé. Che cosa è questa operazione? Ebbene questo è l’ultimo atto che compio in seno alla Guardia di Finanza prima di uscirne completamente dopo aver trascorso ben31 anni. Si tratta del mio congedo da questa Amministrazione. Non sono uno che ci tiene alle formalità o alle apparenze ma l’impressione che ho avuto nel compiere l’ultimo gesto prima di uscire da quella stanza è stata di profondo squallore e malinconia. Dopo tanti anni di appartenenza ad una Organizzazione come quella che sto lasciando, non c’è nessuno che ti stringa la mano. Nessun discorso, nessun saluto. Non me lo sarei mai aspettato, io penso che in qualunque Amministrazione civile o militare ci sia un minimo di commiato rivolto a chi per tanti anni ne ha fatto parte. Niente, assolutamente niente. *** Non vorrei a questo punto che gli aspetti negativi descritti in queste pagine siano interpretati come la regola di comportamento adottata nel corso della mia permanenza in seno a questa Amministrazione. Questi sono stati degli episodi isolati come ad esempio i contrasti avuti con certi Superiori, i quali, nei miei confronti, e di altri, hanno manifestato arroganza, prepotenza, intolleranza e stupidità. Certo che il lavoro da me svolto è avvenuto in un ambiente militare e quindi particolare, diverso da quello civile. Ma chi non si è mai imbattuto in fatti che hanno provocato delusione, sconforto ed altre anomalie? Chi nella vita cosiddetta civile, nel mondo del lavoro o in altri ambiti non ha avuto problemi con un dirigente, un capoufficio, un impiegato, un collega, arrogante, presuntuoso, stupido o altro comportamento deleterio. Chi non ha mai inghiottito bocconi amari? Penso che molti abbiano vissuto le mie stesse situazioni a prescindere dai contesti in cui ci si è trovati, tali da urtare la propria sensibilità, dignità, amor proprio. Ho assistito, in occasione di controlli, presso alcune aziende al comportamento arrogante del datore di lavoro verso i propri dipendenti i quali dovevano subire umiliazioni gravi senza potersi difendere per timore di dover perdere il posto di lavoro. Di fronte a queste situazioni cresceva in me la consapevolezza che il mio stato era molto migliore di quello di molte altre persone impiegate nel cosiddetto ambiente civile. Perciò nel corso della mia carriera, come ritengo in tutte le altre manifestazioni umane ci siano momenti negativi e positivi. Quello che è importante è non demordere. I percorsi della vita di ognuno di noi non sono tutti in discesa. Ci sono anche delle asperità che si possono e devono superare. Questo è quello che ho cercato di fare nel corso della mia carriera nel Corpo della Guardia di Finanza alla quale va tutto il mio rispetto e ne sono onorato di avervi fatto parte. Soddisfazioni ne ho avute. Non è il caso di elencarle tutte. Le cose belle non fanno notizia. Ho avuto il privilegio di lavorare con persone in gamba dal più semplice finanziere all’ufficiale superiore più alto in grado. Dal loro comportamento ho sempre tratto lezioni di vita che mi resteranno per sempre impresse.
Così, terminata la mia ultima incombenza, mi reco alla stazione ferroviaria di Milano per prendere il treno di ritorno a Brescia da semplice cittadino. Mi lascio alle spalle 31 anni della mia vita nella quale ho indossato i panni di un finanziere prima e di sottufficiale poi. Durante il tragitto da Milano a Brescia oltre al solito paesaggio che si intravede dai finestrini del treno, mi vedo: non ancora diciannovenne lasciare la mia famiglia per andare a frequentare il corso allievi finanzieri presso la Scuola Alpina di Predazzo, prestare il servizio di istituto presso la Brigata di confine di Colombirolino, e quella di Bizzarone, sul confine italo-svizzero, la brigata di Bellagio sul lago di Como, frequentare il corso allievi sottufficiali presso la Scuola al Lido di Ostia, riprendere il servizio normale presso la compagnia del Brennero sul confine italo-austriaco, la brigata volante di Gorgonzola in provincia di Milano ed infine il Nucleo di polizia tributaria di Brescia nel quale ho reso il mio servigio per ben 21 anni. Quante cose sono accadute in tutto questo tempo? Specialmente se lo hai speso nell’ambito di un’organizzazione come la Guardia di Finanza di fatti, situazioni esperienze, si potrebbe scrivere un libro e non solo tenerle in serbo nella propria mente. Qualcosa ho messo nero su bianco. Sono scritti che possono sembrare scarni, a volte aridi, a volte burocratici ma si tratta di vita realmente vissuta. Ho voluto scrivere per mio gusto personale non avendo intenzione di pubblicare nulla. Magari un giorno se questi fogli capitassero chissà come nelle mani di qualcuno: moglie, figlia, nipote, amico, sorella, potrà dire: “Però quante esperienze ha vissuto Giuseppe”. Nel frattempo il treno è giunto a Brescia, è il 24 dicembre, vigilia di Natale. Domani è festa e sono sicuro che la trascorrerò in famiglia, almeno questo mi conforta. In tempi addietro forse, sarei stato comandato di servizio anche il giorno di Natale.

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