18 novembre 1963


Ci sono cascato anch’io, ma non ne ho mai fatto un dramma, ritengo che sono cose da mettere in conto. Si tratta di vita militare con tutti i suoi pregi e difetti. Questa cosa infatti è da prendere con un certo spirito scanzonato e tra i compagni ci scherziamo sopra magari quando siamo armati di scopa, secchio e straccio e si va in giro per le camerate a fare le pulizie straordinarie.
Solo un paio di volte mi ha dato fastidio. Una di queste è stata quando sono venuti trovarmi i miei amici di Marghera e non ho potuto uscire in paese, proprio a causa di questa punizione che ho preso per futili motivi. A volte le coincidenze!… Proprio quando ricevo visite non posso uscire mah! Destino! Se te la prendi sul serio è peggio, perché una volta presa la consegna non c’è modo di evitarla, va scontata, non ci sono eccezioni.
Chi può fruire della libera uscita quindi lo fa dopo esser stato passato in rassegna dall’ufficiale di picchetto, il quale controlla se l’allievo è perfettamente in ordine, divisa pulita e stirata, scarpe lucide, barba rasata, capelli corti. Se supera questa ispezione finalmente, esce dalla Scuola, saluta la sentinella che sta nella garitta e si accinge a godersi un paio d’ore di svago in paese.
Con la cittadinanza c’è un buon rapporto. I “Canarini”, così ci chiama la gente del luogo, sono ben voluti e rispettati. Questo appellativo ci spiegano che deriva dal fatto che le mostrine che i finanzieri portano sulla divisa sono di colore giallo.
Anche noi abbiamo un ottimo comportamento con gli abitanti del paese di Predazzo, anche in considerazione del fatto che facciamo girare abbastanza l’economia del posto. C’è chi si limita semplicemente a passeggiare, o entra in qualche locale a farsi una bevuta o giocare a carte o a biliardo o andare al cinema anche se all’interno della caserma abbiamo la nostra sala di proiezione ma questa viene utilizzata da chi non ha voglia di uscire o di fatto non può perché o è stato punito, o consegnato.
Ricordo la soddisfazione che provo la prima volta che indosso l’uniforme per andare in libera uscita. In quel momento particolare si realizza l’aspirazione nascosta per diverso tempo nel mio animo. D’accordo che tutto il resto dell’equipaggiamento è importante, utile e necessario ma la divisa ha un fascino particolare. Si sa che le uniformi suscitano sempre un certa attrazione non solo per chi le indossa ma anche per altre persone. Per me il “grigio-verde” lo concepisco come uno dei più belli ed indovinati colori per una divisa. Perciò: scarpe basse nere tirate a lucido, giubba e pantaloni ben stirati e il cappello alpino, completano il mio entusiasmo. Manca però un tassello importante per completare l’opera di cui vado fiero. Le “fiamme gialle” le mostrine che si attaccano ai baveri della divisa una volta che l’allievo superati tutti gli esami viene nominato finalmente “finanziere”. Questi accessori vengono appuntati alla divisa al termine del Corso dopo aver compiuto il Giuramento. A quel punto si può con soddisfazione pretendere di indossarle e di fregiarsi del grado.
Certo non posso descrivere giorno per giorno l’andamento di quello che è stato fatto durante il Corso ma stampati nel cervello ho chiari alcuni momenti che mi sono rimasti indelebili a distanza di anni. Del resto sono cose che fanno parte della vita stessa e non si possono dimenticare non tanto per gli altri ma per me stesso. Così ritorno indietro nel tempo, negli anni della gioventù con una lucidità impressionante, come se accadessero proprio nel momento in cui scrivo. Per cui dal sacco dei ricordi ecco fare capolino gli episodi più significativi.

Ultimo viaggio del trenino di Predazzo

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