18 novembre 1963

Delle valli incantevoli che ci circondavano mi sono reso conto nei giorni e nei mesi successivi. Il viaggio avviene di notte e poco ho potuto vedere in quel momento.
Giunti a destinazione, come prima sistemazione ci fanno depositare i nostri bagagli in un salone della Scuola Alpina. Ci viene comunicato che questa è provvisoria. La definitiva sarà in un secondo momento e con molta probabilità avverrà nel giorno seguente.
Quello che accade dopo è già un assaggio del cambiamento di stile di vita che ci aspetterà nei giorni a seguire.
Dopo un breve riposo ed una colazione veloce si inizia con con una visita medica, poi si passa al magazzino vestiario dove ci viene dato tutto l’equipaggiamento necessario per le varie attività a partire dalle divise sia invernali che estive poi scarpe basse, alte, scarponi, calze, calzettoni, maglie e maglioni in considerazione che il corso abbraccerà l’intero arco invernale, tute da ginnastica, da lavoro, mimetiche, cappelli di varie fogge tra i quali il famoso “cappello alpino”. Le stoviglie necessarie alla colazione, il pranzo e la cena tutte in alluminio. Ci dicono che dobbiamo usarle sempre perché alla mensa non ci saranno posate e quindi dobbiamo provvedere per nostro conto alla fine di ogni pasto pulirle e riporle nei nostri armadi. Fortunatamente, nel tempo, sono state sostituite con contenitori di plastica.
Quelle di alluminio hanno il difetto di attaccarsi tra loro nelle mattinate di gelo mentre si fa la coda in fila per andare a fare colazione. La cosiddetta “gamella” nome tipico in gergo militare è il contenitore che serve sia per il caffellatte che per la grappa distribuita per scaldarci dai rigori del gelo invernale.